Tutti gli anni, l’8 marzo rappresenta una giornata per ricordare il lungo e travagliato percorso che le donne hanno intrapreso per conquistare la propria emancipazione e soprattutto una condizione di uguaglianza nei confronti degli uomini. Purtroppo, la condizione della donna ancora oggi è specchio di una società che, in vari ambiti, non dimostra di darle pari opportunità.
Non bisogna però sminuire i molteplici traguardi raggiunti: se volessi rapidamente passare in rassegna alle tappe fondamentali che hanno caratterizzato e segnato questi momenti, non posso non citare il movimento delle suffragette che riuscirono a portare le donne ad esercitare il loro diritto al voto, come non ricordare le lotte al riconoscimento del titolo di studio che consentì a tante donne di poter partecipare a concorsi ed esercitare professioni che prima erano aperti esclusivamente agli uomini, tutti traguardi che hanno avuto battute di arresto in contesti storici particolari. Sicuramente, il periodo del secondo conflitto mondiale che dipese dal regime fascista del primo ventennio del Novecento, segnò decisamente il nostro paese, limitando fortemente anche la condizione femminile. La donna si ritrovò così a rivestire un ruolo di sottomissione alla figura del marito/padre.
Si dovranno attendere molti anni e, in particolar modo, la pubblicazione della Costituzione Italiana che segnerà, tra i principi fondamentali, il diritto di uguaglianza tra i generi.
Oggi, purtroppo, ciò che sta accadendo in Ucraina, sembra farci tornare indietro nella storia. Le scene che quotidianamente assistiamo in televisione ci rappresentano donne che sul fronte di guerra stanno combattendo per difendere il loro diritto di libertà. Sono scene di donne che non restano in casa in attesa dei loro mariti che sono in battaglia, scendono in campo accanto a loro, si avvicinano ai soldati nemici invitandoli a riflettere sull’irrazionalità di questa guerra, lasciano i loro figli tra le braccia di donne sconosciute per metterli al riparo dalla morte. Sono scene di donne che per me rappresentano esempio di coraggio e di profonda resistenza di fronte ad un nemico più grande di loro.
Ed è per questo che vorrei da quest’anno proporre, accanto al colore giallo (che contraddistingue questa festa per il fiore della mimosa regalato per l’occasione), un altro colore: l’azzurro, il secondo colore che insieme al primo rappresenta la bandiera Ucraina, una bandiera che non è più simbolo di un popolo in guerra ma di un’Europa unita e sensibile al grido di aiuto. Anche io vorrei dare il mio contributo affinchè le donne che stanno arrivando in Italia, le stesse donne che hanno in braccio non solo i propri figli, ma anche i figli delle combattenti rimaste nel loro paese, possano trovare solidarietà, accoglienza e soprattutto la speranza che tutto passi in fretta così da poter ricostruire il loro futuro.