Archiviato il maltempo ripartono le scuole. Lo sfogo di una insegnante: “Abbiamo mille paure, tuttavia …”

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“… mai come oggi sentiamo che la nostra è una missione”

Dopo un weekend davvero pesante di maltempo nell’intero paese e nella nostra provincia, colpita su più fronti, non era stato facile pensare alla ripartenza delle scuole, operazione già farraginosa di suo, immaginarsi con l’allerta meteo in corso.

La prevista apertura per il 24 settembre così è durata giusto un giorno, dopodiché molti sindaci hanno predisposto la chiusura preventiva considerato i danni occorsi anche in alcune strutture. Così anche a Caserta, nel capoluogo, scuole chiuse in misura precauzionale per la giornata di ieri lunedì 28 settembre.

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Aldilà delle polemiche sulla tempestività e sull’assenza di numerosi lavori di adeguamento all’interno dei plessi scolastici, diciamo che con oggi si dà il via finalmente al nuovo corso di studi ai tempi di Covid in fase 3.

Come abbiamo potuto leggere da più parti, non tutte le scuole hanno adottato le stesse procedure, c’è chi lavorerà come ormai si dice “in presenza”, c’è chi alternerà ancora con la cosiddetta DAD (didattica a distanza) e in virtù di questa scelta ovviamente adeguare i programmi scolastici alle nuove procedure.

Insomma ragazzi, non è semplice. Per noi che stiamo a casa, genitori compresi, non riusciamo nemmeno a farci un’idea della mole organizzativa dietro questa vicenda.

Già da agosto, sono stati fatti i primi collegi dei docenti, c’è stata l’entrata in servizio di chi ha preso una nuova cattedra, ed è stata effettuata per quanto possibile la pianificazione dell’anno.

E in molti istituti sono anche iniziate le lezioni di recupero per 500mila studenti che dovevano colmare le lacune dell’anno precedente, quello bloccato dal lockdown e continuato con la didattica a distanza.

Poi c’è stata la guerra dei banchi monoposto, chi si chi no, quelli arrivati, quelli arrangiati, poi la consapevolezza della mancanza dei bidelli, pedine fondamentali per l’organizzazione interna, soprattutto per far rispettare le regole del distanziamento e le nuove norme di sicurezza all’interno degli istituti.

E infine addirittura in molti casi la mancanza degli insegnanti, alcuni reclutati dalle graduatorie all’ultimo momento.

Ed eccoli lì, gli insegnanti. Quante testimonianze abbiamo ascoltato in questi mesi, si sono dovuti reinventare, alcuni per niente familiari con internet e la tecnologia hanno addirittura dovuto fare dei corsi personali per mettersi al passo e non lasciare soli gli studenti.

Abbiamo paura – ci racconta Angela Peluso, 38 anni maestra elementare in una delle nostre scuole cittadine – una paura pesante e responsabile per tante situazioni. Paura di non essere d’aiuto ai ragazzi in queste condizioni, paura di non riuscire a salvaguardarli a dovere, paura che le misure precauzionali non funzionino come previsto, paura che si possano ammalare, ed infine paura di ammalarci anche noi.

Non sarà facile, soprattutto alle elementari – sottolinea Angela – poter garantire misure ferree. Abbiamo classi numerose, a volte anche 25 bambini in una sola aula.

I locali non sempre consentono il giusto distanziamento. Faremo i salti mortali per tutelare i bambini, loro prima di noi, seppure anche noi abbiamo i nostri bambini in altre classi e a casa.

Non siamo medici e infermieri ovvio, ma anche la nostra è una missione. Siamo qui per istruire, per formare, per cercare di cominciare a plasmare quelle piccole menti che un giorno saranno uomini e donne e molto dipende anche da noi.

Purtroppo le condizioni attuali non sono difficili, di più. Tutte le carenze che ben conoscete del mondo della scuola che c’erano già prima oggi sono per forza di cose acuite. In più però c’è la voglia di uscirne fuori, c’è il coraggio, il desiderio di stare di nuovo tutti insieme, perché è da questi nuclei che si forma anche la socialità e noi insegnanti ne siamo promotori.

I bambini? “Tutti mostriciattoli”, risponde Angela sorridendo. “Ma cosa sarei io senza di loro…? Questo nuovo anno scolastico fa impressione è vero ma è anche una nuova avventura con tante possibilità di imparare e capire cose che non avremmo mai potuto sperimentare. Abbiamo paura certo, ma guardando i nostri ragazzi siamo anche pieni di fiducia”.