Non sappiamo molto di lui, se non ciò che si suppone leggendo interviste realizzate in passato, eppure la sua identità emerge dalle opere che il celebre artista ‘sconosciuto’ ha realizzato sui muri di tutto il mondo e che sono dei veri e propri manifesti permeati di ironia, denuncia, politica, intelligenza, protesta.
Si intitola BANKSY – A VISUAL PROTEST, la mostra che, dall’8 settembre 2020 all’11 aprile 2021, il Chiostro del Bramante, a Roma, dedica ad uno dei maggiori esponenti della Street Art.
Formatosi nella scena underground di Bristol, Banksy ha collaborato con diversi artisti e musicisti. La sua produzione artistica è iniziata alla fine degli anni Novanta e, da questo momento in poi, ha iniziato ad invadere numerose città, da Bristol a Londra, a New York, a Gerusalemme fino a Venezia, con graffiti e varie performance ed incursioni.
“Non ho il minimo interesse a rivelare la mia identità. Ci sono già abbastanza stronzi pieni di sé che cercano di schiaffarvi il loro brutto muso davanti”.
Basterebbe questa dichiarazione senza mezzi termini a farci capire chi è Banksy. La scelta di rimanere nell’anonimato nasce, però, da un insieme di esigenze: la necessità di sfuggire alla polizia, data la realizzazione di incursioni e di graffiti illegali, ma anche quella di doversi tutelare, per le sue opere a sfondo satirico che trattano argomenti sensibili come la politica e l’etica.
Quella di Banksy è una comunicazione diretta, nel rifiuto del sistema e delle regole. L’artista, infatti, si rivolge al suo pubblico senza filtri; le sue opere sono testi visivi capaci di informare e, al contempo, far riflettere. La guerra, la ricchezza e la povertà, gli animali, la globalizzazione, il consumismo, la politica, il potere, l’ecologia, sono tra i temi da lui maggiormente affrontati. Le azioni di street art vengono autentificate tramite il sito banksy.co.uk e l’account Instagram @banksy.
Tra le più recenti apparizioni del 2020, c’è quella di Bristol: si tratta di un murales che raffigura una bambina che punta verso l’alto la sua fionda e ciò che colpisce si trasforma in una cascata di foglie e fiori rossi, provocando una sorta di esplosione. L’immagine, postata dall’artista sul suo profilo Instagram, non contiene commenti né spiegazioni. Realizzata in occasione di San Valentino, si ipotizza possa rappresentare un cuore infranto o addirittura Cupido ammazzato dal tiro di fionda della bambina.
“Alcune persone vogliono rendere il mondo un posto migliore. Io voglio solo rendere il mondo un posto più bello. Se non ti piace, puoi dipingerci sopra!”. Passare dalle parole ai fatti presuppone coraggio e determinazione, per non dire eroismo: “Ci vuole del fegato, e anche tanto, per levarsi in piedi da perfetti sconosciuti in una democrazia occidentale e invocare cose in cui nessuno altro crede – come la pace, la giustizia e la libertà”.
In occasione della mostra a Roma, la capitale d’Italia accoglie oltre 100 opere, tutte provenienti da collezioni private, in un percorso espositivo rigoroso che percorre un arco temporale di 17 anni, dal 2001 al 2017.
All’interno dell’architettura cinquecentesca del Chiostro del Bramante, l’artista ‘sconosciuto’ che ha conquistato il mondo trova spazio con opere quali Love is in the Air, Girl with Balloon, Queen Vic, Napalm, ma anche Toxic Mary e HMV. In esposizione, inoltre, vi sono anche le stampe per Barely Legal, una delle più note mostre realizzate, ed i progetti discografici per le copertine di vinili e CD.
“Facevo proprio schifo con la bomboletta, così ho cominciato a ritagliare stencil”: dalle parole di Banksy, l’indicazione sulla tecnica da lui più utilizzata.“Non tutti capiranno il tuo viaggio. Non importa. Tu sei qui per vivere la tua vita, non per farla capire a tutti”.
La straordinarietà dell’arte sta nel comprendere opere che non necessitano di essere spiegate; e quelle di Banksy, grazie ai loro messaggi chiari e diretti, fanno parte, a pieno titolo, dei capolavori più originali e stupefacenti cui un artista possa dare vita.