Biagio Izzo in scena al Comunale di Caserta con “Dì che ti manda Picone”

Foto: Vincenzo Papa
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Nel prossimo fine settimana al Teatro comunale “Parravano” di Caserta andrà in scena uno spettacolo ispirato ad uno dei classici del cinema italiano degli anni 80’, particolarmente amato in Campania perchè ambientato proprio in questa regione. Il film a cui si fa riferimento è “Mi manda Picone”, uscito nel 1984 per la regia di Nanni Loy.  La pellicola con Lina Sastri e Giancarlo Giannini fu talmente apprezzata da riuscire ad aggiudicarsi 3 David di Donatello e 4 Nastri d’argento. Viene raccontata la storia di un operaio dell’Italsider di Bagnoli che, per protestare contro la chiusura della fabbrica, durante una seduta del consiglio comunale si dà fuoco davanti agli occhi della moglie Lucia e del figlio Antonio. Dall’episodio scaturiscono una serie di vicende che portano a scoprire dettagli imprevedibili sulla vita dell’operaio, per nulla innocente come si credeva.

Più di trent’anni dopo quella storia è rimasta quanto mai attuale e viva nella memoria del pubblico, ed è cosi che ha ispirato la commedia diretta da Giuseppe Miale Di Mauro dal titolo “Dì che ti manda Picone”: di fatto è la continuazione di quella narrazione, in cui ci si chiede che fine abbia fatto a distanza di decenni quel ragazzino costretto ad assistere al tentativo di suicidio del padre. Antonio è ormai un uomo adulto, disoccupato, sposato e in procinto di avere un figlio: deve fare i conti con i problemi della gente comune a cui si aggiungono gli strascichi di quell’indimenticabile trauma infantile. Antonio viene perseguitato da personaggi discutibili, criminali e politici che lo vedono come il figlio di un martire, un simbolo da sfoggiare alla prima occasione utile. Nonostante la fama però Antonio fa fatica a trovare la sua tranquillità: tra emozioni e risate, comicità e denuncia sociale viene raccontata la vita del protagonista, fino all’epilogo in cui il passato ed il presente si incontrano di nuovo grazie alle note di “Assaje”, il brano di Pino Daniele cantato da Lina Sastri che allo stesso tempo rappresenta l’amarezza e la speranza nel futuro.

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Interpretano i personaggi principali di “Dì che ti manda Picone” Biagio Izzo (Antonio) e Rocío Muñoz Morales (sua moglie). Gli altri attori sono Mario Porfito, Lucio Aiello (che ha curato anche i testi), Agostino Chiummariello, Rosa Miranda, Antonio Romano, Arduino Speranza e Felicia Del Prete. Lo spettacolo, dedicato alla memoria di Elvio Porta, sceneggiatore del film insieme a Nanni Loy e nome di spicco del teatro napoletano, andrà in scena sabato 24 alle 20.45 e domenica 25 febbraio alle 19.00.

Queste le parole del regista Giuseppe Miale Di Mauro, che racconta la genesi e l’evoluzione, anche attraverso i suoi ricordi personali, dello spettacolo teatrale:

“Nel 1984 io avevo 9 anni e molto probabilmente il film non lo vidi nemmeno (ho poi recuperato crescendo) ma ricordo perfettamente che nella mia famiglia quando c’era da fare qualche incontro importante o qualche faccenda delicata, si diceva: «Di’ che ti manda Picone». Per anni mi sono chiesto chi fosse quel fantomatico Picone, che solo a nominarlo come faceva Giannini nel film rilasciava crediti e possibilità, poi con il tempo ho capito cosa voleva dire quella frase. Così, quando mi hanno chiamato per curare la regia di questo testo che partendo dal film racconta che fine ha fatto quel bambino che ha visto il padre scomparire inghiottito dalle fiamme, ho fatto un tuffo nella mia infanzia.  In quell’universo in cui i bambini si isolano e creano il loro mondo personale. Come Antonio Picone, alias Biagio Izzo, che ormai adulto si isola nella vecchia casa di famiglia e vive nel ricordo di un padre andato via troppo presto. Intanto si è fidanzato e ben presto scoprirà che la sua donna aspetta un bambino.

Ciò vorrà dire assumersi delle responsabilità, diventare adulto. Ma Antonio Picone vuole restare bambino, così convinto che crescere voglia dire solo farsi il sangue amaro e ascoltare verità che non gli piacciono.

Purtroppo per lui un nugolo di personaggi subdoli e spietati invaderanno la casa – isola del povero Antonio e lo condurranno nella piaga sociale di una politica fatta di raggiri e inganni. E il bambino, orfano di un martire del lavoro, sarà costretto a diventare adulto e scegliere da che parte stare nel mondo vero.

Il percorso che porterà a questa scelta sarà fatto di amore, tante risate, ricordi, esami di coscienza e prese di posizione. Alla fine Antonio farà la sua scelta. E proprio come succedeva nella mia famiglia, anche in questa ci sarà chi gli sussurrerà quella fatidica frase: «Di’ che ti manda Picone”.