Una delle più grandi paure degli uomini è il tradimento. Quest’ultimo è un tema molto delicato, viene vissuto e percepito in maniera differente da ognuno di noi, alcuni si struggono se scoprono il proprio partner a letto, ad esempio, con una escort di Torino; altri, invece, lasciano il proprio partner perché hanno scoperto che messaggiava con un’altra persona.
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Insomma, le situazioni a cui si potrebbe attribuire la parola “tradimento” sono davvero tante. Adesso soffermiamoci sul comprendere una tipologia di tradimento: quella di un figlio verso il padre e serviamoci di uno degli esempi più celebri e maggiormente conosciuti, quello di Bruto nei confronti di Cesare, che è passato alla Storia come le “Idi di marzo”.
Tradimento, la storia di Cesare e Bruto
Come abbiamo già anticipato, tra i peggiori tradimenti che troviamo all’interno dei libri di Storia e che sono stati anche ripresi, nel tempo, da diversi autori per comporre le proprie celebri opere c’è quello di un figlio che è stato in grado di uccidere il proprio padre a tradimento.
I protagonisti sono Marco Giunio Bruto, nato nell’85 a.C. e morto nel 42 a.C., e Gaio Giulio Cesare, celebre dittatore romano, tragicamente morto perché coinvolto in una congiura ordita appositamente nei suoi confronti.
Sono state 27 le coltellate che hanno colpito la sua schiena, un chiaro riferimento al tradimento vero e proprio: la vittima era di spalle, non avrebbe potuto conoscere cosa gli stesse per accadere e non avrebbe, quindi, potuto difendersi, proprio come accade con un tradimento odierno.
Si pensa che l’ultimo dei 27 fendenti sia stato proprio inferto dal suo figliastro Bruto, annoverandosi in questo modo tra i peggiori traditori della Storia.
Il padre tradito da un figlio
Era chiarissimo a quel tempo che Cesare amasse il figliastro, questo è testimoniato dai ripetuti perdoni che Bruto ricevette; inoltre, pare che Cesare gli avesse anche affidato diversi incarichi prestigiosi proprio per sottolinearne l’importanza, nonostante Bruto non si fosse sempre comportato in modo impeccabile e fidato.
Bruto, stando alle fonti, viene definito “figliastro” perché sua madre, la potente Servilla, aveva inizialmente fatto credere a Cesare che il piccolo Bruto fosse suo figlio, a seguito di una breve relazione avuta in gioventù; però, diversi fattori fanno pensare che fosse il patrigno.
Riguardo al tradimento, alcuni tendono a giustificare Bruto per il gesto efferato che ha compiuto, come accade tutt’oggi riguardo a situazioni nettamente meno gravi. Questo perché Marco, fin da giovane, era stato istruito da suo zio, Marco Porcio Catone, che era il nemico giurato del dittatore romano.
Quindi, Bruto è cresciuto con la convinzione che Cesare rappresentasse il contrario di ogni virtù e senso di giustizia. Una volta adulto, seguendo i propri pensieri, è diventato il leader della congiura che lo ha poi condannato agli occhi della Storia come il peggior traditore mai esistito.
Infatti, anche Dante pose Bruto assieme a Gaio Cassio Longino all’interno dell’ultimo girone dell’Inferno della sua celebre opera, la Divina Commedia, in quanto entrambi furono i capi della congiura e per il poeta non meritavano altro, se non un posto al caldo tra i traditori dell’autorità imperiale.