Da Campo di Marte a parco verde e polo sociale e culturale
756 metri di percorsi d’acqua, 511 alberi, 250.000 metri quadri di verde e più di 40.000 metri quadri di edifici rigenerati
Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa della Fondazione Casa Fratelli Tutti, promossa dalla Diocesi di Caserta, per presentare la proposta di fattibilità ai fini della realizzazione del processo di rigenerazione dell’area ex Macrico, per la rinascita dell’ex Campo di Marte.
Erano presenti: Monsignor Giovanni Vella, presidente della Fondazione Casa Fratelli Tutti e Don Antonello Giannotti, presidente dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero ed Elpidio Pota, Segretario della Fondazione.
Inoltre i progettisti del masterplan realizzato dall’architetto Massimo Alvisi, titolare di uno studio internazionale di architettura e urbanistica con Junko Kirimoto.
In videoconferenza il professore Christian Iaione di LabGovCity, laboratorio per la governance dei beni comuni, spin-off non profit di studenti e ricercatori della Luiss Guido Carli per la pianificazione strategica e l’attivazione di tutti i processi di innovazione e l’architetto paesaggista Marilena Baggio.
Il masterplan sarà consegnato prima al Comitato scientifico della Fondazione Casa fratelli tutti, poi sarà presentato alla collettività, evento che si terrà proprio sabato 30 settembre alle ore 16.00 nell’ambito della 3° giornata del Festival Laudato Sì.
Che cosa diventerà dunque l’Ex Macrico
Un parco urbano che vuole essere allo stesso tempo un polo sociale, culturale e d’innovazione e rappresentare per la città una straordinaria possibilità di crescita, in termini di sostenibilità ambientale, di qualità della vita.
Il masterplan Campo Laudato Sì è ispirato ai principi dell’ecologia integrale definiti da papa Francesco.
Il Concept progettuale vola verso la candidatura del nuovo Macrico nella lista del Giubileo 2025, diventa reale tracciando le fondamenta di un nuovo modello di sviluppo economico e di ecologia integrale.
Aspirando a diventare luogo di dialogo interreligioso inclusivo interculturale e intergenerazionale, l’iter progettuale dell’ex Campo di Marte prevede due fasi distinte:
“Master program e masterplan – comincia a spiegare l’architetto Massimo Alvisi – il primo comprende un piano di interventi strutturali volti a identificare elementi trainanti per il tessuto sociale e per il funzionamento urbanistico, cui si affianca un’attesa costruzione del quadro d’investimenti in ambito pubblico e privato;
Il secondo, invece, rispondi agli investimenti previsti con soluzioni mirate ad ottenere spazi per il verde e attività pubbliche, riducendo il costruito e ricercando una nuova connessione con il contesto Urbano”.
La tavola unica del masterplan divisa in dieci piazze, 756 metri di percorsi d’acqua, 511 alberi, 250.000 metri quadri di verde e più di 40.000 metri quadri di edifici rigenerati, ha come obiettivo principale la riqualificazione del territorio come soluzioni di degrado Urbano.
Lo studio Alvisi Kirimoto ricorda che l’area attualmente in stato di abbandono si estende su una superficie di oltre 324.000 metri quadri conducendo da est all’asse viario di Corso Trieste, strada principale della città, e a ovest alla Reggia di Caserta.
Data la posizione urbanisticamente strategica continua al visi distante appena 15 minuti a piedi dal centro cittadino, l’intervento rappresenta un punto nodale tra la Reggia, il centro storico e le nuove aree di espansione, nonché un potenziale polmone verde per la città.
“Il nostro intento è quello di aderire al paradigma della città dei 15 minuti che promuove il miglioramento della qualità della vita, l’abbassamento dei livelli di congestionamento da traffico e l’abbattimento delle inquinamento da CO2 e polveri sottili punto simbolo di riconversione industriale, l’infrastruttura verde coniuga gli obiettivi di rigenerazione con i punti programmatici dell’enciclica laudato sì comprendendo così le interazioni tra l’ambiente naturale la società le sue culture le istituzioni e l’economia.
Dove, per naturale si vuole intendere la volontà di ridurre le impronte ecologica – continua Alvisi – contribuendo a limitare l’impatto dei consumi sull’ambiente, attraverso azioni volte alla salvaguardia e alla valorizzazione di elementi ambientali quali l’acqua l’aria la terra la biodiversità l’energia.
Al fine di stimolare un rapporto equilibrato tra ambiente, persone, spiritualità, socialità ed economia, si vuole raggiungere il risultato atteso cioè quello di stimolare nuovi modelli economici e responsabili, solidali e collaborativi capaci di agire sulla povertà e sulla vulnerabilità dei soggetti più fragili.
“Si tratta di un’idea progettuale senza precedenti in Europa e forse nel mondo – afferma Cristian Iaione – un modello che mette i beni comuni e le comunità vulnerabili al centro ed è anche per questo in linea con i principi della costituzione e delle politiche pubbliche europee unitarie che ormai richiedono di orientare senza tentennamenti gli investimenti pubblici e privati verso obiettivi di sviluppo sostenibile transizione ecologica e tecnologica giusta, cura, cultura, educazione, accoglienza, inclusione, pace e solidarietà”.
Al professore di lab.gov ( laboratorio per la governance dei beni comuni, spin off non profit di studenti e ricercatori della LUISS Guido Carli) viene consegnato il compito di promuovere la valorizzazione del patrimonio dismesso dell’area la pianificazione strategica e l’attivazione di tutti i processi di innovazione.
La diocesi la comunità e la città di Caserta offrono in questo modo un esempio da seguire per le presenti e le future generazioni di decisori pubblici e privati conclude gli aiuole.
“La chiesa di Caserta con questo modello di ecologia integrale mette a disposizione dei cittadini una parte considerevole del proprio patrimonio – dice Don Antonello Giannotti presidente dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero di Caserta – dimostrando di prendere sul serio quella che Papa Francesco nella sua enciclica Laudato Sì definisce la regola d’oro del comportamento sociale e cioè il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e il diritto universale a loro uso.
“Il sogno del Vescovo inizia a prendere forma – aggiunge il presidente della fondazione Monsignor Giovanni Vella – con un lavoro durato un anno, impegnativo, corale e di ascolto, che continuerà nei prossimi mesi per intercettare i suggerimenti che possano migliorare il progetto”.
I luoghi del Campo Laudato Sì
– Parco della biodiversità
– Parco delle Arti
– Le Serre
– Parco dell’economia di Francesco
– Hangar
– Piazza Eventi
– Hub del Fare
– Piazza della Ricerca
– Piazza della Scienza
– Parco della Cura
– Parco della Pace
– Cappella Laudato Si
– Ingressi principali
– Ingressi secondari
– Parcheggi