Ieri sera, nello spendido giardino alla base della scala che conduce alle stanze del Museo Campano di Capua dove sono custoditi i reperti culinari della Roma del IV-II sec. a.C., ha avuto luogo un convivio con circa sessanta persone, che ha permesso ai partecipanti dell’evento di conoscere la tradizione dell’antica Roma in relazione ai cibi ed alle spezie che venivano utilizzati nei banchetti importanti.
Tema dell’incontro la famosa opera “De re coquinaria” (“L’arte culinaria”) del cuoco Marco Gavius Apicius, vissuto nel I sec.d.C., (per l’occasione interpretato da Carlo Zona), estroso e gaudente esperto di armonizzazione delle libagioni, delle spezie e dei vini che erano al tempo riservati alle nobili famiglie romane.
La serata é iniziata con la visita guidata per gruppi, già prenotati presso l’Associazione Damusa aps, coordinata da Marianna Apuleo, la quale ne ha curato
l’organizzazione della serata in ogni dettaglio, dalla “vestizione” con abiti d’epoca per gli uomini e per le donne, rappresentanti i “senatores” e le “matronae”, al percorso nelle sale recanti i materiali in argilla costituenti le “stoviglie” delle “dominae” (ovvero le padrone di casa), alla degustazione finale dei cibi preparati dal Caupona Pompeii Restaurant, iche ha anche fornito la dotazione dei costumi.
I tre momenti di questa originale ed unica occasione culturale di promozione e fruizione del Museo diretto da Giovanni Solino sono stati gestiti con rispetto delle norme anti-covid e come punto di partenza per una prossima serie di eventi a tema che ne seguiranno: musica, poesia ed arte culinaria vedranno il giardino e la struttura protagonista dei successivi fine-settimana del mese di luglio.
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Gli attori e le guide dell’Associazione Damusa hanno illustrato ai visitatori, con professionalità e competenza, i materiali presenti nelle teche delle sale al piano superiore della struttura: un mortaio che serviva alla macerazione dei cereali, la “olla” che conteneva liquidi, vari piccoli contenitori a mo’ di brocchette per dosare le spezie, i vari tipi di cereali usati quotidianamente nella cucina romana dei primi secoli a.C., in grandezza naturale ed in miniatura: questi ultimi si adagiavano vicino alla domina matrona nella sua tomba, stando ad indicare i suoi oggetti più cari caratterizzanti la sua figura di “regina della casa”.
L’arte culinaria “semplice”, quella cioè di tutti i giorni, era basata sull’uso di farro, orzo, spezie, miele, pepe, formaggio di capra, mentre i banchetti importanti, che si svolgevano nelle case patrizie, prevedevano carni, cacciagione, vino abbondante. A tal proposito citiamo l’origine del nome farina: è una derivazione della parola “farrina“, che sta ad indicare il farro largamente usato dai romani e in particolare ingrediente base per la preparazione di piccole focacce o panelle.
Sappiamo che i commensali (uomini) si accomodavano sul “triclinium” in numero di tre per volta, sdraiati per mangiare a volontà fino all’eliminazione del cibo per poi rimangiare, allietati da spettacoli lascivi con danze femminili e che il padrone di casa sedeva alla destra del tavolo, l’ospite importante invece alla sinistra. Raramente erano ammesse le donne.
Il pasto principale era la cena che iniziava alle tre del pomeriggio per terminare al calar del sole e gli alimenti erano cucinati sul fuoco ardente o sulla cenere, le posate, anche se presenti all’epoca, non venivano utilizzate durante i banchetti. Un mosaico policromo presente nel museo ne illustra chiaramente le caratteristiche.
La piccola cena offerta dal ristorante “Paupona” ha ben riprodotto le peculiarità della tradizione romana del tempo, denominandolo “piatto luculliano”, dove i sapori decisi delle carni e quelli intensi e delicati al tempo stesso delle spezie si sono ben sposati con la dolcezza degli assaggi a base di nocciole e miele, il tutto innaffiato da vino speziato con zenzero, pepe, miele e alloro.
La serata si replicherà domenica prossima e sarà anche possibile cimentarsi nella preparazione di ricette particolari rievocanti l’arte culinaria romana consultando la pagina Facebook dell’Associazione “Damusa aps” in cui video-tutorial insegneranno come conquistare il palato dei più curiosi.