La città di Caserta non è certo una città pullulante e dinamica come Napoli, non è una città in fermento creativo come Roma o Milano e non è organizzata e all’avanguardia come una città di provincia in Toscana o in Veneto; ci sono vuoti, mancanze, lentezze spesso avvilenti e asfissianti. Eppure sembrerebbe così gestibile sotto tutti i punti di vista: da quello urbano a quello urbanistico nei suoi 56 chilometri quadrati e contando un numero di abitanti inferiore agli 80mila.
Simbolo rappresentativo di questa “Terra di Lavoro” è la Reggia, che come sappiamo, fu voluta nel 1751 da Carlo di Borbone che affidando il progetto all’architetto Vanvitelli, concretizzò un magnifico e ciclopico blocco con un fronte di 250 metri consono alla tipologia delle residenze principesche europee.
Uscendo dalla storia passata, questo prezioso Patrimonio dell’Umanità riconosciuto nel 1997 dall’Unesco, non è sempre in simbiosi con il resto della città, dal cuore del centro storico fino alle zone periferiche. Spesso, infatti la Reggia e la città civile emettono dei battiti aritmici nei tempi delle loro attività sociali, culturali ed economiche. Sintomo di un malessere che non si è riuscito ancora a curare.
Spostiamo un attimo l’attenzione sull’area sulla quale il palazzo-fortezza si riverbera, magnetizza il territorio circostante fino a Napoli, tagliandolo con rettifili calamitati sulla piazza ellittica antistante. Ebbene, ci troviamo così ad osservare la Piazza Carlo III, già conosciuta come Piazza Reale che grazie alle sue dimensioni (130.000 mq) detiene il primato della piazza più grande in Italia e tra le piazze più grandi del mondo.
All’inizio degli anni 2000 la piazza, prima intersecata da strade aperte alla circolazione veicolare, è stata sottoposta ad un lungo restauro e riqualificazione con il fine di riportarla al progetto originale del Vanvitelli. Così si attuò la risistemazione dell’immensa area verde, dell’impianto di illuminazione e la piantumazione di molti arbusti e alberi, mentre la piazza è stata completamente pedonalizzata. Orgogliosi di tutto ciò, ma tutto questo ci obbliga a dover preservare e valorizzare questo patrimonio soprattutto nell’ottica del rapporto del Palazzo Reale con il territorio; perché la Reggia deve aiutare ad accrescere la cultura e poi creare ricchezza e lavoro. In un’intervista recente il Direttore Felicori dichiara “I beni culturali siamo abituati a pensarli come ad un costo per lo Stato, ma possono essere una risorsa straordinaria per generare sviluppo per tutti.”
Attualmente la piazza, lungo i suoi tre assi principali e i due viali laterali avrebbe bisogno di un’ulteriore riqualificazione e maggiore attenzione alla manutenzione, essendo un’area destinata all’accoglienza dei turisti, uno spazio fruibile per i cittadini oltre che un’area disponibile ad accogliere spettacoli, manifestazioni e cerimonie pubbliche. Infatti versa in condizioni di semiabbandono: poco ospitale in ore diurne per chi transita o si intrattiene sulle rare panchine esistenti, poco raccomandabile e sicura nelle ore diurne.
Inoltre quest’area purtroppo ultimamente è scena di accadimenti spiacevoli in quanto sempre più spesso avvengono risse tra venditori abusivi e inseguimenti da parte di forze dell’ordine che tempestivamente intervengono per ristabilire la legalità. Il problema non si è risolto e tentare di gestirlo in modo diverso potrebbe essere un modo per affrontare le problematiche dei venditori ambulanti che per guadagnarsi la giornata, rischiano ogni giorno verbali e una vita precaria. Attenzione, qui non si vogliono prendere le parti di chi gestisce un commercio illegale, ma si vuol provare a cambiare prospettiva dando un’alternativa nel cercare soluzioni al problema. In effetti una proposta è già stata pensata per far si di autorizzare la vendita con annesso pagamento dell’occupazione del suolo pubblico da parte dei commercianti. Esiste già una cooperativa formata da persone che si vogliono rimboccare le maniche e ripartire con una loro attività in piena regola ed è pronta una concessione depositata agli organi competenti in attesa di essere definitivamente approvata.
Il progetto sarebbe come quello comune a tantissimi centri storici di altre città turistiche come ad esempio Firenze, Pompei, Orvieto, in cui fuori ai maggiori monumenti esistono dei chioschi come punti vendita dove il turista o qualsiasi altro utente può acquistare souvenir e altri prodotti dell’artigianato locale. Dunque quale migliore opportunità sarebbe questo programma attuabile per estinguere il commercio illegale degli ambulanti; per rivitalizzare la piazza ellittica risollevandola dall’attuale condizione un po’ smorta e disadorna; riabilitare l’economia ed incentivare il lavoro; offrire maggiore scelta di servizi e di acquisto per i turisti e smuovere un circuito tra artigiani locali e venditori.