Ancora una morte nei cantieri, per una caduta dall’alto. “Riteniamo inaccettabile che accada di uscire di casa per andare a lavorare e non farvi più ritorno! Lo ribadiamo, non si può morire di lavoro”.
E’ la dichiarazione resa pubblica dalla Segreteria Cgil di Caserta dopo la morte di di Pasquale Difonzo, l’operaio di Maddaloni precipitato da un’impalcatura lo scorso 8 marzo a Santa Maria a Vico e deceduto il 27 marzo dopo 19 giorni di agonia.
“Ci stringiamo attorno alla famiglia Difonzo – commentano ancora dall’Organizzazione sindacale – chiedendo ancora una volta che sia fatta luce al più presto sulla dinamica dell’incidente.
Bisogna verificare se nel cantiere siano state messe in atto tutte le procedure di sicurezza, aumentare i controlli, potenziando il numero degli ispettori, investendo in termini di formazione sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, per i lavoratori ma anche per le imprese stesse. Non è pensabile che nel 2023 si muoia ancora sul lavoro!
Una strage che va fermata: è ora di porre fine ad una mattanza, mettendo in campo azioni concrete, per assicurare la sicurezza in tutti i luoghi di lavoro. È necessario che le istituzioni tutte si impegnino a fermare questa strage, che si istituisca un osservatorio permanente sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Una strage che va fermata!
Le morti sul lavoro non sono solo numeri, riguardano la vita delle persone, la loro dignità, i loro diritti”.