In compagnia di una Poesia: “Pensiero d’autunno”, di Ada Negri la poetessa delle donne solitarie

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In queste settimane stiamo analizzando come l’autunno, specialmente le foglie che cadono, vengono descritte dai poeti.

Essi, infatti, con la loro sensibilità, riescono a creare connessioni più ampie, partendo da un fenomeno scientifico e dirottandolo verso il mondo emotivo. Anche questa volta, sarà lo stesso ma con una interpretazione diversa. Come vedremo, i versi della poesia Ada Negri ci apriranno altre scenografie della caduta delle foglie in autunno.

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Ada Negri
Lodi vanta di essere la culla di questa meravigliosa poetessa, nata nel 1870, morta a Milano nel 1945. Dal 1940 fece parte della più importante istituzione culturale italiana, l’Accademia d’Italia. La sua vita di insegnante elementare cambiò con la pubblicazione del suo primo volumetto di versi Fatalità, edito a Milano nel 1892.

Il successo non fu tanto per le poesie ma per il tema trattato in esse: i problemi del proletariato. Fabbriche, periferie, l’inquinamento e classe operaia entravano difatti per la prima volta in un tipo di testo che non era tanto quello narrativo ma quello poetico. Un altro motivo per cui le sue poesie furono subito accolte positivamente consiste nell’uso del lessico semplice e delle espressioni chiare.

Successivamente, dovette confrontarsi con i grandi poeti Pascoli e D’Annunzio, da cui ripropose un verseggiare più letterario. Ecco allora il passaggio all’interiorità, alla sua voce più intina mentre con il passare degli anni la poesia diventa memoria. Una poetessa che ancora oggi è capace di far vibrare gli animi.

Pensiero d’autunno di Ada Negri
La poesia che vi presento si intitola Pensiero d’autunno ed in questa giornata così importante contro la violenza sulle donne ha un significato particolare. Ecco il testo:

Pensiero d’autunno
Fammi uguale, Signore, a quelle foglie
moribonde che vedo oggi nel sole
tremar dell’olmo sul più alto ramo.
Tremano sì, ma non di pena: è tanto
limpido il sole e dolce il distaccarsi
dal ramo, per congiungersi sulla terra.

S’accendono alla luce ultima, cuori
pronti all’offerta; e l’angoscia, per esse,
ha la clemenza d’una mite aurora.
Fa’ ch’io mi stacchi dal più alto ramo
di mia vita, così, senza lamento,
penetrata di Te come del sole.

Perché ho legato questa poesia alla violenza sulle donne? Perché a volte per alcune la morte è una liberazione ma non per noi che cerchiamo quotidianamente di dire alle donne ehi non sei sola! Andiamo ai versi. La poesia è una preghiera, che ricorda tanto gli stilemi duecenteschi della poetica religiosa.

La donna vorrebbe essere foglia, seguendo la scia di quelle metamorfosi tanto care ai miti greci, in cui la donna per scappare alla violenza di un dio libidinoso veniva trasformata in fonte, pietra o albero. La poetessa vorrebbe essere, quindi, come una foglia moribonda, che, nonostante il sole, tremano dall’olmo più alto.

Immagine che richiama l’uomo violento, forte, prevaricatore che distrugge una donna, che trema fuori e dentro. Sì, allora, che diventa dolce lo staccarsi da quel ramo crudele per congiungersi alla terra, generatrice e benefica, tornando al punto della creazione.

Solo Dio poteva salvare una donna dalle violenze, lei, la Negri, profondamente cristiana, donna e madre, che descrive l’angoscia di una donna, tutti sanno ma nessuno fa niente ma hanno compassione, così l’unica soluzione è staccarsi e farsi cullare nelle braccia di Dio.

Come molti sanno una poesia può avere diverse chiavi di lettura eppure essa oggi rispecchia simbolicamente il dramma esistenziale di tanti esseri umani che alla fine vedono nella morte la pace eterna, il ricongiungimento con la propria anima, lontano dalle sopraffazioni quotidiane. Eppure chi compie questa scelta di liberazione dimostra la sconfitta del sistema. Denunciate.

Fatelo innanzitutto per liberarvi dalla sofferenza. Pensate alle vostre figlie. Abbassare la testa insegnerà loro che lui ha il pieno potere su di voi. Pensate ai vostri figli. Abbassare la testa insegnerà loro che l’uomo comanda e la donna soggiace. Pensateci. Pensateci quando siete ragazzine e lui vi tira il primo schiaffo perché non hai risposto al messaggio, pensateci quando siete adulte e lui pretende il vostro corpo anche se non siete pronte, pensateci prima che l’ultimo calcio vi uccida.