Successo di pubblico per l’Associazione “F. Durante”: giovanissimi studenti casertani ciceroni per una notte
Grande successo per il secondo appuntamento del ciclo: “Passeggiando nei quartieri di Caserta” organizzato dall’Associazione Culturale “Francesco Durante”, in collaborazione con il Museo Michelangelo (dell’Istituto Tecnico Statale “Buonarroti” di Caserta). È stata la volta del percorso itinerante dal titolo: “Dal Viceregno spagnolo al Regno borbonico”.
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L’iniziativa, iniziata già lo scorso 30 giugno, terminerà mercoledì 31 agosto e pertanto rinviamo al programma visibile sul sito internet dell’associazione. Quello di ieri sera, 28 luglio, ha visto protagonisti la Chiesa di San Pietro Apostolo in Aldifreda (storica frazione di Caserta), la Vaccheria e la Chiesa di S.Antonio in Corso Giannone.
Aldifreda: da Palazzo De Gregorio alla Cappella dei Ricciardi
La visita ha avuto inizio con l’illustrazione dello storico palazzo De Gregorio, posto a sinistra dell’attuale chiesa di Aldifreda (guardando con le spalle a Corso Giannone) costruita nel X secolo e intitolata S.Michele, che nel 1686 fu costruita dalla famiglia Ricciardi per uso privato. Non si poteva, tuttavia, trascurare uno dei palazzi più antichi di Caserta che fa angolo con via Gennaro Tescione e via Giulio Antonio Santorio. Giovanissimi studenti di alcune scuole superiori di Caserta, per l’occasione divenuti eccellenti guide turistiche, hanno ben presentato la storia che si cela dietro un così pregevole elemento architettonico, frutto di una delle più raffinate menti del nostro territorio, seppur d’adozione.
Palazzo Leopoldo De Gregorio, infatti, – così intitolato quando nel lontano 1755 fu conclusa l’opera di edificazione – venne progettato da Luigi Vanvitelli in persona per volere del Re Carlo di Borbone. L’edificio vanvitelliano consisteva in una piccola corte comunicante con un grazioso giardino che poi venne trasformato in fabbrica di fiandre. Ma per quanto il palazzo sia stato – ed è ancora malgrado le brutture nazifasciste e il deterioramento del tempo – una stupenda e perfetta opera architettonica, il Vanvitelli non avrà mai la stima sufficiente per De Gregorio da ricordarlo nelle sue lettere al fratello come diversamente faceva per il suo ammiratissimo Re.
Ma chi era questo nobiluomo tanto disprezzato? Leopoldo De Gregorio sappiamo sia nato a Messina e morto a Venezia nel 1785. Aveva il titolo di Marchese di Vallesantoro e di Squillace. Ed anche col nome di Squillace viene ricordato il marchese, che aveva cominciato la sua intraprendente carriera come contabile di una ditta commerciale e poi, avendo suscitato interesse in Re Carlo, colpito dal suo spirito di iniziativa, ricevette dapprima un incarico dalle dogane nel 1746 e poi fu nominato Ministro delle Finanze. In realtà, Squillace aveva illuso il re che il suo tesoro fosse inesauribile, mentre Tanucci ridusse le spese del Re da 324.000 a 169.685 ducati all’anno. Insomma, una prima parte di visita guidata ricca di fascino ed intrighi, al cui termine è seguita, all’interno della cappella vicina, una graziosissima esibizione musicale seicentesca tenuta dall’ensemble “I musici di corte”, composta da Eleonora Fonzo (violino barocco), Raffaele Bove (liuto) e Pietro di Lorenzo (flauto).
Scuola di Polizia: da antica vaccheria ad alto centro di formazione per la pubblica sicurezza
Il percorso itinerante si è poi diretto verso l’attuale Scuola della Polizia di Stato di Caserta (scuola allievi agenti), oggi anche scuola di addestramento sul campo e scuola di polizia internazionale, diretta dalla dott.ssa Alessandra Calvino. La struttura, di pregevole interesse, nel corso dei secoli ha avuto svariate destinazioni d’uso, epperò a renderla importante è il progetto ad opera dell’insigne architetto Luigi Vanvitelli. Un progetto sobrio, del resto l’intento era realizzare una vaccheria già nel 1753 e solo più tardi divenne caserma e poi istituto di formazione. Eppure, ad attirare l’attenzione dei partecipanti non è stata l’architettura vanvitelliana, bensì il piccolo tempietto del Santissimo Sacramento posto al dentro del grande cortile, tra l’emiciclo (ricovero di animali) e l’ingresso a pianta quadrangolare.
Una goduria per la vista, ma una delusione temporanea quando s’è scoperto – ad onor di cronaca – che l’opera, stavolta, non è affatto del Vanvitelli. Forse non doveva essere una Cappella, ma fungere da Caffeaus come il tempietto di Carditello del Collecini, ove il re amava assistere alle corse dei cavalli. Insomma, la struttura a pianta ottagonale avrà giusta collocazione, secondo una vanvitelliana prospettiva, solo nel 1850 ad opera dell’architetto Francesco Gavaduan, in occasione della trasformazione del complesso in Ospedale Militare. Sarà chiamato all’opera anche Gennaro Maldarelli, figlio del Maldarelli pittore che aveva affrescato la sala del Palazzo reale di Caserta. Realizzerà, pertanto, su di un simbolico appoggio di capitelli e fregi circolari, un affresco raffigurante l’incoronazione della Santissima Vergine con coro di Angeli. Si servirà, inoltre, di tende di tela olona per mitigare l’entrata della luce dagli otto finestroni. Alla vista, ancora oggi l’opera trionfa maestosamente, tanto che lo stupore dei presenti di ieri si è da subito manifestato.
Da Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria alla celeberrima Chiesa di Sant’Antonio
L’ultima tappa del viaggio spazio-tempo percorso in una serata calda ma leggermente ventilata, che rimarrà sicuramente nella memoria di molti, è stata la Chiesa di Sant’Antonio in Corso Giannone, già intitolata a Santa Caterina d’Alessandria sempre per devozione dei regnanti, il cui interno affaccia su uno dei cortili della vaccheria, di fianco al Palazzo del Principe Francesco di Borbone, figlio di Re Ferdinando.
All’esterno della Chiesa, poi, un altro piccolo momento musicale ha completato l’esperienza culturale vissuta in una città semideserta per via dell’alta stagione estiva che, grazie a queste iniziative, può dirsi oggetto di conoscenza e spirito di accoglienza, coinvolgendo anche con successo gli studenti delle scuole che il territorio ospita. Dunque, in sintonia con i periodi storici rivissuti, Emanuele Romano (chitarra) e Laura Di Giugno (soprano) dell’ensemble “Ave gratia plena” hanno magistralmente eseguito un breve repertorio a cavallo tra ‘700 e ‘800.