A tre chilometri dall’ingresso del Parco è collocata “la grande architettura formata da spalliere di lecci, dai filari di alberi di canfora e dagli specchi d’acqua” (Antonio Marotta). La fontana, opera di Paolo Persico, Pietro Solari e Angelo Brunelli, è di forma semiellittica e, dietro il laghetto presenta due gruppi statuari, quello di Diana (a destra) e quello di Atteone (a sinistra).
Quest’ultimo viene rappresentato, come racconta il mito, mentre viene mangiato vivo dai suoi stessi cani per essere poi trasformato in cervo: la colpa di Atteone, che ne causò la tragica fine, fu quella di aver visto la dea Diana completamente nuda.
La fontana è preceduta da balaustre ornate da 14 statue di cacciatori e Ninfe. Era proprio all’interno di questa fontana che si riversavano le acque provenienti dall’Acquedotto Carolino,: esse “cadevano” letteralmente da una grotta posta 80 metri circa più in alto rispetto alla fontana, precipitando di livello in livello.
L’acqua attualmente presente nel bacino non viene più presa dall’Acquedotto Carolino ma, come ricorda l’ex Soprintendente Gian Marco Jacobitti, viene da “un impianto di ricircolo delle acque della cascata e delle vasche che, mediante pompe, spinge l’acqua a monte per ricreare l’effetto cascata, senza sprecare il prezioso liquido”. La Fontana venne inaugurata in maniera solenne il 7 giugno del 1769.