La Reggia di Caserta conserva tra le varie attrattive artistiche anche un particolare Giardino Inglese. La bellezza di questo incanto è dovuta alla maestria del botanico e giardiniere Jhon Andrew Graefer, coadiuvato da Carlo Vanvitelli, su ordine della regina Maria Carolina d’Asburgo Lorena, la moglie di Ferdinando IV. Se passeggiate all’interno del bosco, infatti, vi accorgerete anche della presenza di piante esotiche, questo perché fu proprio il Graefer a introdurle in Italia a scopo ornamentale.
La vegetazione è così florida perché si decise di innestare alberi e fiori provenienti da tutta la Campania. L’intento artistico non consiste, però, nel creare un giardino ordinato ma nel riprodurre un bosco in modo realistico con sorprese inaspettate quali sorgenti che appaiono all’improvviso, laghetti e statue che compaiono per magia. L’acqua proviene dall’acquedotto Carolino e nutre ben 24 ettari di natura incontaminata, che inizia dalla destra della Fontana di Diana ed Atteone e prosegue tra sentieri boschivi. Il progetto nasce da una rivalità: la regina Maria Carolina voleva, infatti, un giardino pari a quello della sorella Maria Antonietta a Versailles. Visto anche l’obiettivo di voler innestare piante esotiche si scelse proprio quel luogo perché più elevato e spazioso anche per mettere le serre.
Facciamo un salto in avanti: nel 1800 altri botanici, quali il Gussone ed il Terracciano, decisero di denominarlo Real Orto Botanico di Caserta proprio per la poliedricità botanica. Inoltre, tra le attrattive architettoniche ci sono il Bagno di Venere con la statua della dea realizzata da Tommaso Solari, il Criptoportico, il Boschetto del Labirinto, la Palazzina in stile inglese e l’Aperia.
Carlo Vallini
Carlo Vallini, nato a Milano nel 1885 e morto nel 1920, era un uomo di cultura che si interessò di poesia e teatro oltre che essere un docente. Carissimo amico di Guido Gozzano, nel 1907 stampa due sillogi poetiche, Un giorno e La rinunzia, in cui è evidente l’influenza crepuscolare. Per il teatro, invece, nel 1912 mette in scena Radda – Dramma lirico in un atto. Riceve la medaglia al valore per essersi distinto come soldato nella Prima Guerra Mondiale. Traduce La ballata del carcere di Reading di Oscar Wilde.
Settembre in una poesia del Villano
Ho scelto questa poesia perché mi ricorda molto il Giardino Inglese. Ecco il testo tratto da “La rinunzia”, Streglio, Torino 1907.
Sonetto di Settembre
O Settembre, nel bel parco silente
ove assorto al mio sogno un dí vagai,
fa’ ch’io rivegga ancora dai rosai
fiorir le rose, prodigiosamente.
Ch’io rioda tra i boschi dolcemente
gemer le mie fontane dolci lai
e le gelide statue che mai
mutano gesto, interrogarmi intente.
Irrompa tra i cipressi, per le aperte
finestre, nel castello, la sovrana
fiamma sanguigna del gran sol che muore
e dilaghi via via per le deserte
plaghe, una voce triste che lontana
mi sembri e pianga invece nel mio cuore.
Il sonetto presenta diverse allitterazioni interne alle parole o nella prima parola tra due versi, personificazioni ed altre figure retoriche. I riferimenti non reali ma analogici alla Reggia ed al Giardino Inglese sono leggibili nel parco silente, i rosai, i boschi, le fontane, le gelide statue, i cipressi, le aperte finestre. L’unica parola che ci fa capire che non è una reggia è castello.
La poesia è malinconica, tipica dei poeti crepuscolari, che amano legare i propri sentimenti di tristezza a luoghi particolari, come abbiamo letto in altri componimenti. I versi, inoltre, fanno riferimento alla stagione settembrina, che sarà il tema di questo mese all’interno della rubrica.
Le parole usate sono una preghiera al mese per fargli ricordare e rivivere un periodo felice della sua vita, che egli porterà sempre nel cuore, sebbene stia svanendo. Anche questo mi fa rimembrar il Giardino Inglese quando subentra l’autunno….la malinconia della morente estate che apre le porte al foliage autunnale, un’altra bellissima attrazione turistica.