Pubblicato il 15 luglio su Netflix, “Gli infedeli” è la nuova commedia di Stefano Mordini, conosciuto soprattutto per il film “Provincia meccanica”, che nel 2005 ottenne 3 candidature ai David di Donatello e 2 ai Nastri d’argento.
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La trama si articola in 5 episodi, cinque diverse storie che hanno come filo conduttore l’amore e in particolare l’infedeltà degli uomini.
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Remake dell’omonimo film francese “Les infideles” del 2012, è interpretato da Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Massimiliano Gallo, Laura Chiatti e Valentina Cervi.
La trama
Le 5 sequenze narrative vedono protagonisti una coppia che si confronta sul tema del tradimento, una moglie gelosa che, convinta di essere stata tradita, fa il terzo grado al marito che è in partenza per le Maldive, un venditore che cerca l’occasione per una conquista facile durante una convention, una moglie che crede di scoprire il tradimento del marito, ma lui smentisce dicendole di essersi immaginata tutto e un impiegato che trascorre le serate in un locale porno fingendo di guardare le partite della sua squadra del cuore.
La sceneggiatura e l’ispirazione alla “Commedia all’italiana” degli anni ’60
Si è occupato di questo aspetto lo stesso Scamarcio, Mordini e Filippo Bologna, il quale ha preso spunto anche da idee di altri film a cui ha lavorato, come ad esempio “Perfetti sconosciuti” , attraverso il riferimento costante al cellulare, visto come una sorta di scatola nera della nostra vita.
Così come il film francese, anche questo è esplicitamente un omaggio alla commedia italiana ad episodi degli anni ’60 dei vari Risi, Salce o Monicelli, richiamandola anche attraverso l’utilizzo di determinate musiche di sottofondo. Purtroppo però, essendo passati diversi decenni, l’effetto ottenuto non è del tutto lo stesso.
Le parole del regista
Mordini, riferendosi all’atteggiamento del maschio italico moderno rispetto alla commedia anni ‘60 ha dichiarato:
“Non so dare una risposta precisa ma quel che so è che il racconto che si faceva negli anni Sessanta sul maschio lo ritroviamo in quegli atteggiamenti guardando la società di oggi. Dipende che punto di vista si vuole raccontare. Negli anni Sessanta si era molto cinici e lo si può essere anche oggi; si può invece guardare anche con un po’ di benevolenza vista la miseria che certi atteggiamenti nascondono.”
Per quanto riguarda, invece, il profilo dell’infedele italiano che si crea ha detto:
“Viene fuori un maschio che ha paura di essere superato da se stesso, nel tradimento ha paura dello stereotipo del maschio più virile, c’è un machismo chiaro e in più c’è un aspetto interessante, cioè che nella ricerca continua di essere liberi traditori e impuniti il film racconta che il maschio italiano cerca se stesso, in un narcisismo assoluto. Ma c’è un aspetto importante nell’episodio di Mastandrea con Marina Fois in cui la compagna concede all’uomo anche la possibilità di alcune derive cercando di non giudicarlo. Anche questo somiglia a un episodio di “Vedo nudo”, il personaggio di Manfredi che prova gli orgasmi mettendosi tra i binari dei treni rapidi.”