Grande festa per la prima vendemmia nella “Vigna del Re”. Nella Reggia di Caserta si torna a produrre il vino

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Caserta- “Un evento storico”, non ha esitato a definirlo così il giornalista Luigi Ferraiuolo, anfitrione della giornata. La mattina di sabato 25 settembre è stata celebrata la prima vendemmia in epoca moderna della rinata Vigna della Reggia di Caserta nel Bosco di San Silvestro alla presenza della autorità e della stampa, presenti anche food blogger ed influencer selezionati.

La vigna, situata all’interno del complesso monumentale della Reggia di Caserta, era inattiva da 160 anni ed è stata affidata all’azienda vinicola Tenuta Fontana. Così come al tempo dei Borbone, dalla “Vigna del Re” tornerà a nascere il vino Pallagrello, sia bianco che rosso, della vite omonima. Un pezzo del principale monumento casertano torna a vivere esattamente per come era stato progettato da Re Ferdinando.

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Sono serviti 4 anni di lavoro per arrivare al risultato di vedere di nuovo l’uva nel Bosco di San Silvestro. Infatti la decisione di far rivivere quel pezzo di terra nella sua vera funzione fu presa coraggiosamente dall’allora direttore della Reggia di Caserta Mauro Felicori, giunto oggi appositamente per la prima vendemmia. Oltre a Felicori sono intervenuti Tiziana Maffei, attuale direttrice del monumento, e Mariapina Fontana, visibilmente emozionata, per conto dell’azienda concessionaria della vigna.

Durante il pranzo, accompagnato naturalmente dai vini della produzione di Tenuta Fontana, c’è stato il suggestivo intervento di attori in costume d’epoca che hanno interpretato Re Ferdinando IV ed i suoi servi impegnati nella vendemmia.

Le dichiarazioni dei protagonisti

“Ci vorrà ancora tanto lavoro per arrivare alla prima bottiglia ma adesso arriva la parte più bella, quella della vinificazione. – ha affermato Mariapina FontanaPassiamo dalla parte agricola alla parte finale. Il lavoro è stato lungo e duro, quando siamo arrivati qui questo era semplicemente un bosco, adesso abbiamo restaurato la vigna. Per noi di Tenuta Fontana contribuire a recuperare questa vigna non è soltanto un’operazione commerciale ma soprattutto è una missione culturale di cui siamo molto fieri. Ringrazio la mia famiglia ed i mei collaboratori”.

Io sono fierissimo, se oggi si vendemmia è per l’idea nata 4 anni fa ha affermato Mauro FelicoriAnche con grande fatica perché in Italia non è sentito come normale lavorare insieme pubblica amministrazione ed imprenditori privati. Invece, soprattutto quando si gestisce un grande patrimonio come questo, l’impegno delle imprese private aiuta a farlo diventare sempre più bello ed importante e questa ne è stata un’esperienza. Qui c’era una radura di terreno vuoto da 160 anni ed adesso è una specie di paradiso terrestre.

C’è spesso una sacralità intorno ai monumenti per cui, secondo tanti, non è possibile toccarli per lucrare. Lei cosa ne pensa? Intanto lucrare è una cattiva espressione. Se l’Italia è il settimo Paese del Mondo è perché ci sono delle imprese private che creano lavoro e profitto. In secondo luogo, il concetto di sacralità spesso nasconde inefficienza, disinteresse… invece per me sacralità vuol dire che se vuoi avere rispetto del luogo lo devi far vivere, lo devi manutenere, devi anche procurarti i denari per fare i restauri.

In definitiva questo che abbiamo fatto è un restauro: così come si restaurano le facciate dei palazzi, si restaura il vigneto del Re. Ma poi si restaureranno gli orti, gli allevamenti.

Che emozione è assistere a questa vendemmia? Enorme, enorme!

Queste le dichiarazioni dell’attuale direttrice della Reggia di Caserta, Tiziana Maffei: Oggi è soprattutto l’idea che i musei possano contribuire ad una visione diversa della gestione del patrimonio culturale ma anche l’idea che la continuità è ciò di cui abbiamo bisogno. Questo progetto nasce nel 2018, sicuramente è affine ad una visione di musei dello Stato che lavora in un rapporto pubblico/privato in un patrimonio estremamente complesso: non dimentichiamo che la reggia di Caserta è un palazzo, un parco, un bosco, un acquedotto, un paesaggio culturale e la visione di un re.

Mettersi in gioco, questa è l’esperienza del lavoro congiunto tra pubblico e privato alla ricerca della massima qualità. Questa prima vendemmia è il segno di una ripresa, anche dopo un’emergenza sanitaria che ci ha depresso tutti. Credo invece che una giornata di sole, con i frutti della terra, possa essere l’auspicio maggiore.

Il tema del patrimonio culturale, nella nostra cultura, non è vendere ma produrre. La cultura si produce ed è espressione di una testimonianza materiale delle cose che si fanno. La reggia di Caserta è l’espressione di potere e di prestigio, è la costruzione artisti. Ma ricordiamoci anche che tutte le reali delizie avevano una visione produttiva e, soprattutto, si inserivano un un’economia.

Non bisogna aver paura di pensare alla produzione come qualcosa che possa tenere vivo il patrimonio culturale. Il patrimonio culturale è espressione del fare del produrre. Sta a noi non cristallizzare ma fare sì che questo patrimonio viva nella contemporaneità guardando al futuro.