Carlo di Borbone, sua moglie Maria Amalia di Sassonia, e successivamente anche il figlio Ferdinando, avevano un profondo senso religioso. Pertanto furono fortemente partecipi della tradizione presepiale originaria della città di Napoli, che ricreava la Natività di Gesù così come fu concepita per la prima volta da Francesco d’Assisi a Greccio la notte di Natale del 1223, ma con riferimenti alla vita quotidiana dell’epoca.
Da alcuni documenti emerge che gli stessi reali prendevano parte attivamente alla creazione dei presèpi: rifinivano le statuine confezionandone i vestiti, collocandole poi nelle diverse scene del Presepe. Inoltre dall’elogio funebre di Re Carlo risultava che questi “…con le sue regie mani” disponeva il sughero del paesaggio, del quale aveva “.. architettato le lontananze e situati i primi pastori”. Sta di fatto che la Sala Ellittica fu destinata ad ospitare permanentemente una raffigurazione presepiale.
La scena era disposta lungo le pareti e soltanto in epoca recente – e dopo un furto – è stata collocata in posizione centrale. I sovrani chiamarono per la produzione dei presepi Nicola Ingaldi, Matteo Bottiglieri, Francesco Celebrano, Lorenzo Mosca, Giuseppe Gori ed altri artisti come Luigi Ardia, Giuseppe De Luca, Vallone, Martino. Lo “scoglio” o “masso” (ossia la scena rocciosa dove si apre la capanna della Natività) è il fulcro della rappresentazione, che si svolge in modo circolare alternando personaggi, ambientazioni e scene.
Le statuine sono tra le più preziose della tradizione artigianale partenopea e rappresentano persone comuni intente a compiere lavori quotidiani : i venditori, i musicisti ambulanti, le osterie con i clienti, i pastori che conducono il bestiame in cortile o al pascolo, sono tutte figure sostanzialmente anacronistiche rispetto all’epoca della nascita di Gesù, ma – con un fondo di straordinario realismo che trova molte analogie nell’iconografia del Caravaggio – perfettamente conformi alla vita che si svolgeva in strada nel ‘600: un mondo vivace in cui dame e nobiluomini erano affiancati dalle persone comuni.
Il Presèpe, dunque, non è semplicemente un’opera da ammirare, ma rappresenta squarci di vita reale di un’epoca ormai lontana. Dopo la Sala Ellittica sono situate, a destra e a sinistra le due sale della Pinacoteca e, poi, quelle che prendono il nome dai dipinti o dall’arredamento che custodiscono: la Sala delle Cacce Reali, la Sala degli Spolverini, la Sala dei Porti (della Campania), la Sala dei Porti di Calabria e Sicilia, la Sala dei Porti della Puglia, la Sala delle Allegorie e le quattro Sale dei Ritratti dei Re.