Per la Cassazione indossare abiti troppo succinti per strada è reato ed oltre un certo limite scatta il reato di atti contrari alla pubblica decenza, indipendentemente dal fatto che qualcuno possa accorgersene.
La terza sezione penale della Cassazione, ha confermato la condanna inflitta a una straniera a pagare una multa di 600 euro in virtù del fatto che la donna era stata sorpresa da un poliziotto “abbigliata in modo da far vedere le parti intime del corpo, in particolare il seno e il fondoschiena” e a stabilire per lei la pena era stato il giudice di pace di Bologna.
“La tipicità del reato in contestazione – hanno commentato i giudici della Cassazione nella sentenza – consiste nel porre in essere atti contrari alla pubblica decenza”, cioè “quegli atti che, in se stessi o a causa delle circostanze, rivestono un significato contrario alla pubblica decenza, assunti in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico”.
Poiché sussista il reato, inoltre, “non rileva che detti atti siano percepiti da terzi essendo sufficiente la mera possibilità della percezione di essi, in quanto l’articolo 726 cp tutela i criteri di convivenza e decoro che, se non osservati e rispettati, provocano disgusto e disapprovazione”. E’ quindi giusto, secondo la Cassazione, punire questo atto “vista la gravità della condotta, l’insensibilità della prevenuta all’offesa arrecata alla collettività, comprovante il completo disinteresse” della donna “alle interferenze negative che il suo comportamento avrebbe potuto determinare al comune vivere civile”, tenuto anche conto dei “precedenti penali” dell’imputata.
Il terzo grado di giudizio ha confermato la sussistenza del reato, indipendentemente dal fatto che qualcuno se ne sia accorto: “non rileva – scrivono i giudici – che detti atti siano percepiti da terzi, essendo sufficiente la mera possibilità della percezione di essi, in quanto l’articolo 726 cp tutela i criteri di convivenza e decoro che, se non osservati e rispettati, provocano disgusto e disapprovazione“.
“Vista la gravità della condotta, l’insensibilità della prevenuta all’offesa recata alla collettività, comprovante il completo disinteresse alle interferenze negative che il suo comportamento avrebbe potuto determinare al comune vivere civile” e tenuto conto dei precedenti penali, l’imputata è stata condannata a pagare l’ammenda di 600 euro decisa dal giudice di pace di Bologna.
Per ulteriori approfondimenti: Studio Legale Civile & Penale Avv. Paolo Saracco