Il Palazzo Reale è a pianta rettangolare con i due lati di 247 e 190 metri per un perimetro di 874 metri. E’ alto 41 metri con una volumetria che raggiunge quasi i due milioni di metri cubi. L’area interna della pianta è divisa in ulteriori spazi che vanno a formare i quattro caratteristici cortili, ognuno dei quali presenta angoli smussati da un taglio a 45 gradi: grazie a questa intuizione Vanvitelli evitò di creare spazi troppo squadrati che avrebbero intaccato la bellezza dell’edificio e riuscì a “rendere l’architettura più fluida e meno massiccia di quello che potrebbe apparire a prima vista” (Gian Marco Jacobitti)
Vanvitelli creò un grandioso accesso per chi proveniva da Napoli: realizzò infatti un lunghissimo vialone (oggi Viale Carlo III) dal quale si può vedere ancora oggi in lontananza l’imponente facciata della Reggia, che con il suo rosa delicato si immerge tra il verde delle colline e l’azzurro del cielo. In totale all’interno della Reggia si contano 1200 stanze e 1742 finestre (di cui 245 sulla facciata principale): la Reggia infatti non doveva contenere solo gli alloggi per il Re e la sua famiglia, ma anche le stanze per le truppe, gli uffici amministrativi, il teatro e la cappella. Sui 1200 vani presenti alla famiglia reale ne erano dedicati “solo” 134.
Il complesso si staglia in uno spazio immenso e comprende, oltre alla Reggia, il giardino inglese, il parco e l’enorme piazza antistante il palazzo. L’ex Soprintendente Gian Marco Jacobitti, scomparso nel 2014, osservò l’incredibile continuità dell’asse prospettico che, partendo da viale Carlo III passa attraverso la galleria del Palazzo e si protrae fino alla grande Cascata.
Ancora Jacobitti, anch’esso architetto, così descrisse l’opera di Vanvitelli in un libro edito nel 1992 dall’Editoriale Museum di Roma: “Il prospetto anteriore della Reggia, eseguito parte in travertino e parte in laterizi, si sviluppa su uno schema orizzontale composto da un basamento a bugnato e da un maestoso ordine composito cui fa da chiusura, in alto, un attico realizzato alla maniera classica, aperto in piccole finestre e coperto da un cornicione sormontato da una balaustra. Ai due angoli e nella parte centrale, la facciata viene leggermente più avanti, evidenziando l’ingresso principale e le due estremità del fabbricato. Il movimento ad arco della porta centrale è ripetuto nella parte superiore da una nicchia aperta tra finestre con timpani triangolari e coppie di colonne scanalate”.
Le influenze barocche e dei vari Borromini e Bernini, pur essendo evidenti, non prevalgono sugli elementi tipici di Vanvitelli: la forte personalità dell’architetto emerge con forza dall’unicità dell’opera, che ispirerà parte dei monumenti neoclassici realizzati negli anni successivi. L’unico rammarico consiste nel fatto che Vanvitelli morì nel 1773, ben prima di poter portare a termine, a modo suo, non solo la Reggia ma anche il progetto della città di Caserta che, se fosse stato realizzato, avrebbe anticipato di un secolo le idee urbanistiche della seconda parte dell’Ottocento. Nel Museo dell’Opera, situato presso la Reggia, sono esposti i disegni originali di Vanvitelli, che aveva già pianificato il monumento nel suo insieme, compresa la zona circostante.