Spesso gli animali appaiono in poesia, a volte menzionati genericamente, come nella poesia Anima che accarezzo a sera di Alda Merini o Questione di Razza di Trilussa, a volte dedicati ai propri animali, specialmente i cani come Dick di Antonio De Curtis, in arte Totò, Epitaffio per un cane di Lord Byron, Il mio cane di Tagore, Ode al cane di Pablo Neruda o i gatti, ad esempio Ad un gatto di Borges, La gatta di Giovanni Pascoli o Umberto Saba, Ode al Gatto di Pablo Neruda. Componimenti su altri animali, invece, sono la famosa La cavalla storna di Pascoli, Il bove di Pascoli, Il topolino di Lewis Carrol, La mucca del Stevenson.
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Versi sugli insetti, invece, sono stati scritti da Pablo Neruda e Tagore con Farfalle o da Covoni con il Calabrone mentre sugli uccelli da Saba con Il bagno del passero o Il cuculo di Covoni. Infine i rettili con La lucertola vecchia di Lorca.
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In questo breve elenco si inserisce anche L’écrevisse (Il gambero) di Guillaume Apollinaire, che analizzeremo in questo scritto. Sulla vita ed il pensiero dell’autore potete leggere informazioni sull’enciclopedie o sui siti specializzati.
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La similitudine del gambero in Guillaume Apollinaire
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I versi sono presenti nella seconda edizione del Bestiaire, Il Bestiario del 1911, che è un antico genere letterario. Ecco il testo:
L’écrevisse
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Incertitude, ô mes délices
Vous et moi nous nous en allons
Comme s’en vont les écrevisses,
A reculons, à reculons.
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Ecco la traduzione:
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Il gambero
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Incertezza, o mie delizie
Voi ed io ce ne andiamo
Come fanno i gamberi,
Rinculando, rinculando.
Leggendo i versi in rima alternata, délices/ écrevisses e allons/reculons, comprendiamo subito che il tema è l’incertitude, posto in posizione incipitaria, causativa delle reazioni delle gioie del poeta, ô mes délices, in similitudine con les écrevisses i gamberi, che sono così indecisi. L’uomo e la donna, infatti, sono spesso preda del dubbio quando devono prendere una decisione, specialmente quando la scelta è emotiva, sia essa positiva che negativa.
A livello retorico, interessante la scena del poeta che insieme alle sue emozioni va a spasso, ô mes délices, vous et mpo nous nous en allons, immettendo la figura retorica della personificazione, in quanto le emozioni vanno insieme al poeta come compagne con cui condividere l’incertezza. L’anafora nel verso finale, che rimarca l’immagine dell’indietreggiamento dinanzi ad un tentennamento, richiama l’atteggiamento del gambero. Questa pratica descrittiva similitudinaria del gambero rientra nel tema del Bestiaire, Il Bestiario o Processione di Orfeo, variegato a livello metrico e politematica, accompagnato dalle immagini del Dufy.
Questo esperimento poetico, in cui mare, aria e terra vengono riprodotti attraverso gli animali, attraverso la linea dell’erudizione, serve a mostrare l’animale come un’allegoria morale dell’umano, un genere complesso dove si intersecano tradizioni mitiche, religiose e popolari. L’uomo, animale anch’esso, vive in simbiosi con gli animali, da cui trae caratteristiche psico-comportamentali. Concludo con la spiegazione di Enrico Guaraldo, accademico specializzato in lingua e letteratura francese, apparsa sull’edizione poetica varia di Apollinaire della Bur, aggiornata nel 2018:
Pochi hanno saputo cantare il contingente come Apollinaire: la vita che scorre nel minuto presente e nell’impressione che si disfa, senz’altre implicazioni trascendenti che quelle suggerite da una fede dubbia e controversa, abitualmente evocata e negata. La storia dei sentimenti ha un destino terreno e ciò induce il poeta a un’appassionata partecipazione alle sue stesse pene, che appaiono oggettive in una loro umiltà e dolcezza. La vita ha fretta di scomparire: e Apollinaire ne riproduce quasi per istinto il rapidissimo corso, puntando su una studiata leggerezza di toni che le oscurità potenziano.