Menzione a due casertani al 5°concorso nazionale di composizione “La Canzone Napoletana in polifonia”

Francesco Schiano e Michele Sacco
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Onore a due casertani, Francesco Schiano, funzionario di banca, cultura classica e teologica e il Maestro del Liceo Musicale di Anzio, Michele Sacco, enfant prodige nella musica e nella composizione, che hanno conquistato a Salerno la menzione speciale del 5°Concorso Nazionale di composizione “La canzone napoletana in Polifonia” indetto dall’ A.R.C.C. l’Associazione Regionale Cori Campani.

Francesco Schiano, casertano doc, da sempre appassionato di tutto ciò che è arte, cultura, teatro e musica, padrino di cresima di Michele Sacco, San Clemente, e suo speciale mentore nel campo artistico e musicale, si sono distinti nella categoria B per le “composizioni originali su testo, anche inedito, in lingua napoletana” con il brano “CU’ LLI GRAZZIE TOJE” di Francesco Schiano e musiche del maestro Michele Sacco, suo figlioccio di cresima.

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Altra categoria del 5 Concorso dell’ ARCC, dedicata invece a “Elaborazione per coro di un brano tratto dal repertorio della canzone napoletana dalle origini ai giorni nostri.”
Domenica 6 novembre pv, nella Cattedrale di Salerno, la consegna dei premi al termine del concerto del Coro Giovanile Italiano e del Coro Giovanile Campano.

Membri della giuria il M° Giuseppe Di Bianco – Presidente; M° Ciro Caravano – componente; M° Elide Melchioni – componente; M° Vladimiro Vagnetti – componente;M° Marco Scialò – componente.

L’Associazione Regionale dei Cori Campani è un sodalizio culturale apolitico ed apartitico nato negli anni ’90 e che ad oggi comprende circa 70 realtà corali regionali con rappresentanti di tutte le province campane.

Bisogna sapere che la ARcc è associata alla Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali (FE.N.I.A.R.CO.) massima espressione della realtà corale italiana che raccoglie al suo interno oltre 3.000 corali.

Questo il testo del brano:
“CU’ LLI GRAZZIE TOJE”
Cu’ tutt’ ‘e lacrime de lu dolore mio, te faciarraggio na’ collana ‘e perle. Ma li stelle de li cielo, li stelle ‘mmeriose, se vanno ‘ngannaccanno ,nzina fine , cu’ mille cullanelle fatte ‘ e luce , pe’ guarnemiente sott’ e piede Tuoje.

Comme ‘o criaturo chiagne , quanno la mamma soja se l’ alluntana dallu pietto a dritta ; subbeto dopo s’è gia’ cunzulato, zucanno dalla parte che sta a manca : accussi’, quann’ io te porto stu’ dulore mio, tu me cunzuole cu’ lli grazzie Toje.