Il Comune di Caserta patrocina l’evento “Cemento Armato”, organizzato dal Liceo “A. Manzoni” che si terrà venerdì 31 marzo alle ore 17:30 presso il Teatro “Buon Pastore” in Piazza Pitesti.
Ad aprire i lavori sarà il Dirigente Scolastico Adele Vairo e a seguire si esibirà il giornalista e scrittore Salvatore Minieri, con il monologo “Cemento armato”, Trent’anni di spazi nostri, rubati da mafie e politica’, tratto dall’omonimo libro.
L’evento è stato organizzato dal Liceo “Alessandro Manzoni” di Caserta, ormai tra le più autorevoli agenzie di formazione della Campania, e vedrà la prestigiosa partecipazione delle famiglie del Rotary Caserta “Luigi Vanvitelli” – distretto 2101, del Rotaract Caserta “L. Vanvitelli” e dell’Inner Wheel Caserta “Luigi Vanvitelli”.
Il libro, come il monologo è una profonda riflessione sul tema della lotta alla criminalità organizzata, per ripercorrere trent’anni di cementificazione selvaggia che ha profondamente segnato i nostri territori.
Di seguito due estratti del monologo raccontano l’omicidio di Renata Fonte, Assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione di Nardò.
“Era bella, era indipendente, era intelligentissima e colta. La uccisero due volte: prima, la mafia pugliese con tre colpi di arma da fuoco, perché aveva provato a bloccare la colata di cemento che avrebbe sepolto una delle aree più belle d’Italia, Porto Selvaggio; poi, arrivò la solita macchina della miseria maschile che sputò sulla bara di RENATA FONTE, parlando di storie di amanti e corna, culminate in un omicidio passionale.
Tutto falso. Renata fu la prima vittima della mafia del cemento perché, da consigliera comunale, combatteva a viso aperto i clan, la politica deviata e gli imprenditori conniventi.
Aveva 33 anni, era maestra, ambientalista, mamma. Non le perdonarono, soprattutto, di essere DONNA“.
“Renata Fonte, straordinaria e impavida ragazza pugliese, uccisa a marzo 1984, dopo un consiglio comunale. Renata era assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione a Nardò, pochi chilometri dalle prime case di Lecce.
Renata si oppose alla speculazione edilizia di politica, imprenditoria deviata e mafia, per salvare un’area meravigliosa, Porto Selvaggio. Renata venne freddata con tre colpi di pistola, mentre tornava a casa, dopo aver bloccato le colate di cemento armato sulla sua città, con un intervento coraggioso e durissimo in consiglio comunale.
Renata venne assassinata su mandato di un suo “amico” di partito, Antonio Spagnolo.
Renata è un simbolo di forza, dignità, cultura. Ricordatevi sempre questo nome: Renata, Renata, Renata.
Le date del mio monologo, CEMENTO ARMATO, porteranno in calce la dicitura “in memoria di Renata Fonte”. Perché abbiamo bisogno ancora di lei e del suo Esempio”.