Nuove accuse a don Michele nell’ultimo servizio de “Le Iene”: sarebbe stato il messaggero di alcuni boss

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Casapesenna (Caserta) – Dopo la bufera legata ai riti di esorcismo e agli abusi su diverse ragazze, tra cui alcune minorenni, il sacerdote di Casapesenna (oggi sospeso dal servizio) don Michele Barone è di nuovo al centro del ciclone dopo l’ultimo servizio mandato in onda nella serata di domenica dal programma televisivo “Le Iene”.

Il giornalista Gaetano Pecoraro ha continuato ad indagare sulla figura di don Michele e nel servizio di ieri si è parlato addirittura del presunto ruolo di messaggero della camorra ricoperto dal sacerdote. Quando era cappellano in carcere, don Michele avrebbe trasmesso all’esterno delle “ambasciate” fattegli recapitare da alcuni esponenti del clan dei casalesi. Accuse che provengono proprio dal cugino del prete, suo omonimo ed ex uomo di Michele Zagaria che ha poi deciso di pentirsi e di collaborare con la giustizia: “Vista la sua disponibilità e vicinanza con il mondo della criminalità ero certo che potesse essere investito di “ambasciate” dal carcere verso l’esterno. So che Luigi Diana, detto “o’manovale” ha detto Michele Barone ai magistrati “e Nicola Panaro, hanno utilizzato don Michele per ambasciate all’esterno, me lo disse mio cugino stesso”.

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E ancora il cugino, come riportano Le Iene, avrebbe pronunciato una frase emblematica che rende l’idea delle abitudini e dello stile di vita di don Michele: “Per quanto possa apparire strano, viste le mie esperienze criminali, sono più sacerdote di lui. Lui portava solo la tunica del sacerdote, ma il sacerdote vero e proprio non l’ha mai fatto”.

Una ragazza intervistata da Pecoraro ha riferito inoltre di essere stata fidanzata con don Michele quando lui era già prete. Il sacerdote avrebbe voluto spogliarsi delle vesti sacre e sposarsi ma questo gli fu impedito dalla famiglia, che stando a quanto dice la ragazza gli avrebbe tolto ogni bene se lui avesse rinunciato al sacerdozio. A casa della fidanzata di don Michele si recò proprio il cugino omonimo, esponente del clan dei casalesi, il quale riferì alla famiglia della ragazza con toni minacciosi che quest’ultima avrebbe dovuto lasciarlo stare una volta per tutte perché don Michele doveva fare solo il prete.