Aversa, Parete (Caserta) – A poco più di un anno di distanza dal terribile omicidio del giovane Vincenzo Ruggiero (era il 7 luglio 2017) è cominciato nella giornata di ieri il processo presso il Tribunale di Napoli Nord. Dodici mesi trascorsi ad indagare sulla verità relativa a quell’efferato delitto di gelosia e a cercare i resti della vittima, uccisa ad Aversa perché “colpevole” di vivere con la trans Heven, della quale l’assassino reo confesso Ciro Guarente era innamorato. Dopo aver sparato a Vincenzo, l’uomo lo ha fatto a pezzi ed ha seppellito i resti, poi rinvenuti dalle forze dell’ordine, in un garage a Ponticelli. Una morte assurda che grida vendetta, anche perché solo una settimana fa, al termine degli interminabili accertamenti, è stato possibile celebrare i funerali di Vincenzo.
Il processo vede coinvolto non solo l’assassino ma anche l’uomo che è accusato di avergli fornito la pistola con cui Vincenzo è stato ucciso, Francesco De Turris. L’omicida ha scelto il rito abbreviato nella speranza di evitare la condanna all’ergastolo, pena che sembra comunque inevitabile dati i crimini assurdi dei quali si è macchiato l’ex marinaio. Per Guarente il processo dovrebbe concludersi a settembre mentre i tempi sono più lunghi per De Turris, che ha scelto il processo ordinario.
Tra mezze verità e tentativi di depistare le indagini, il sospetto degli inquirenti è sempre stato quello che Guarente non fosse solo in quei terribili minuti nei quali Vincenzo veniva torturato. L’assassino, nella speranza di migliorare la sua posizione, ha detto di voler raccontare tutta la verità su ciò che avvenne il 7 luglio 2017. Non è escluso quindi che possa venir fuori a breve il nome di un’ulteriore complice: è questo l’auspicio della signora Maria Esposito, madre di Vincenzo Ruggiero, che vuole conoscere la verità in ogni dettaglio e capire chi abbia aiutato Guarente nel suo folle piano di morte.