Due città hanno avuto un ruolo determinante nella vita e nella poetica di Leopardi, il più grande poeta dll’800 italiano e figura di primo piano della letteratura mondiale: Recanati e Napoli, dove approdò negli ultimi anni della sua vita e dove morì nel 1837, ed è qui che si sono aperte le celebrazioni promosse dal Ministero dei beni culturali per i 200 anni dalla poesia “L’infinito”. La biblioteca nazionale di Napoli custodisce un autentico tesoro di testi leopardiani, quelli che il poeta affidò all’amico Antonio Ranieri prima di morire.
Come il direttore della biblioteca nazionale Francesco Mercurio afferma: “Non si può decidere dove nascere, però decidere dove vivere, e la scelta di Leopardi di vivere a Napoli è stata una scelta importante di confronto intellettuale di respiro europeo.
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle…” e “…il naufragar m’è dolce in questo mare” non sono solo una reminiscenza scolastica, ma versi entrati nel linguaggio e nella memoria collettiva del Paese. Il manoscritto autografo prima versione con le correzioni apportate da Leopardi datato 1819 è il pezzo forte della mostra “Il corpo dell’idea”, allestita fino al 21 luglio nella sala dorica di Palazzo Reale. In mostra anche i manoscritti autografi dello Zibaldone, delle Operette morali e di una delle poesie più celebri, “La ginestra”, scritta durante il soggiorno tra Napoli e Torre del Greco.
Con un percorso multimediale tra installazioni visive e sonore, la mostra propone anche un dialogo ideale tra Leopardi e un’altra grande figura del pensiero moderno, Gianbattista Vico, in chiusura delle celebrazioni per i 350 anni dalla nascita. In mostra “La Scienza nuova” di Vico, e le fonti storiche con volumi rari datati tra 5 e 700 alla base della formazione culturale di entrambi. Infine le suggestioni del mondo classico con sculture provenienti dal Museo archeologico di Napoli e dal Palazzo Reale.