Caserta – La musica dell’Ottocento e soprattutto la produzione saggistico-filosofica del poeta Giacomo Leopardi saranno protagoniste assolute nella serata del 20 aprile, quando il teatro comunale Parravano di Caserta ospiterà alle ore 20.45 lo spettacolo “O patria mia… Leopardi e l’Italia”. Il lavoro teatrale, che analizza gli scritti di uno degli autori più importanti della letteratura italiana alla luce del suo rapporto con il Paese natìo, è frutto dell’intensa opera di studio del giornalista, scrittore e conduttore televisivo Corrado Augias, volto noto della Rai che sul palco di via Mazzini sarà accompagnato dall’attrice Marta Dalla Via e dal musicista Stefano Albarello, il quale suonerà dal vivo alcune delle opere della prima metà dell’Ottocento che influenzarono ed ispirarono la poetica leopardiana.
Per molti anni Giacomo Leopardi è stato infatti “solo” l’immenso poeta che tutti conosciamo. Poi, in tempi relativamente più recenti, si è cominciata ad apprezzare anche la sua attività saggistica che, secondo autorevoli giudizi, toccherebbe il livello di una vera organica filosofia.
Un esempio di questa iniziale sottovalutazione sta nel fatto che il suo ‘Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli Italiani’ scritto da un Leopardi 26enne nel 1824, sia stato pubblicato solo nel 1905.
Lo stesso Zibaldone di pensieri, opera immane composta tra il 1817 e il 1832, venne pubblicato del resto solo alla fine dell’800 da una commissione di studiosi presieduta da Carducci.
I giudizi che il poeta dà sull’Italia e sugli italiani sono diversi e variano con il passare degli anni. Ma non c’è dubbio che negli anni giovanili e soprattutto in alcune opere si senta forte in lui un vivo amor di patria. Ne sono esempio la due famose composizioni patriottiche ‘All’Italia’ e ‘Per il monumento di Dante’.
Partendo da questi versi ma inserendo anche considerazioni prese dallo Zibaldone e versi estratti da alcuni dei ‘Canti’ più belli, Corrado Augias ha montato un testo che ci dà un ritratto sorprendente di Giacomo Leopardi, il suo rapporto con l’Italia, con la vita, con gli amori. Il senso forte di un’immaginazione che fu per molti anni la sua sola vera realtà.
In un itinerario leopardiano non poteva mancare la musica che fu per Giacomo un fondamento della sua immaginazione e creatività letteraria.
Proprio per essere fedeli al tempo e allo stile si è pensato ad un commento sonoro tutto dell’epoca (la prima metà dell’ottocento) tratteggiando i vari capitoli che compongono lo spettacolo di immagini sonore tipiche di quegli anni.
Dalla canzonetta popolare alla romanza sono rappresentati stili e generi degli autori che in parte lo stesso Leopardi ascoltò in prima persona.
Ecco allora aprire l’itinerario musicale una insolita e poco conosciuta “arietta spagnuola” di Gioacchino Rossini per poi passare ad uno stornello dei primi dell’ottocento romano ad una romanza di grande spessore qual è “Una furtiva lagrima” di Gaetano Donizetti.
Poi si apre allo sconosciuto mondo dei canti risorgimentali con uno degli inni patriottici che echeggiarono in quegli anni rivoluzionari per finire sulla “belliniana” “Fenesta ca lucive” che chiude lo spettacolo.
Il repertorio presentato per canto e chitarra romantica (Albarello suona una rara chitarra del 1830), ci coinvolge in quello stile salottiero di primo ottocento, dove proprio la chitarra ebbe grande successo e sviluppo.
Spesso la chitarra solistica accompagna i momenti della poesia e del racconto di Augias con brani di grandi autori e virtuosi dello strumento quali: Napoleon Coste, José Viñas e Mauro Giuliani.
Emerge il carattere intimo o teatrale di questo strumento come anche è per il canto che ben si forgia intorno alla partitura letteraria realizzata da Augias intorno a Giacomo Leopardi.