Petaloso sì e Disparo no? La parola che potrebbe conferire dignità agli invalidi, inventata da un giovane appassionato d’arte di Caserta

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È la storia di un ragazzo da molti definito invalido, perché nato con una malformazione alle gambe e cresciuto con problemi cardiaci, ma che mentalmente era sano come un pesce, tanto da aver avuto la consapevolezza e la forza di creare una nuova parola per definire se stesso e per conferire maggiore dignità e coraggio anche a chi, come lui, vive o ha vissuto questo disagio.

Si chiamava Antonio ed aveva 18 anni. Nella vita studiava presso il liceo Artistico di Caserta e nel tempo libero disegnava di tutto; fin da piccolo, infatti, si dedicava all’arte e difatti i suoi primi disegni parlano chiaro: raccontano la storia di giovani supereroi, che avrebbero soltanto anticipato ciò che poi crescendo avrebbe scelto di rappresentare.

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Inizialmente datava e siglava il suo lavoro in modo statico, con il suo nome e cognome; via via, però, le cose sono cambiate e nei suoi ultimi 3 anni di vita circa, Antonio ha creato un nuovo vocabolo: Disparo. Disparo era ormai la sua nuova firma ed una parola degna di stima perché aiutava tutti coloro che fin da sempre sono stati appellati come “invalidi”, “diversamente abili”, “disabili”, “handicappati” ad avere un po’ più di autoapprovazione e a rendersi conto che in effetti queste accezioni sono assolutamente errate per la propria persona.

Disparo deriva la sua radice da disparità, e Antonio con questa scelta ha provato a conferire dignità alla sua disparità fisica, non vista come un limite, bensì come un punto di partenza; non era, secondo lui, corretto utilizzare il termine “invalido” perché non è affatto vero che questi ragazzi o adulti che affrontano tali disagi, non valgono niente: probabilmente, dunque, dovrebbero essere chiamati pluriabili, perché hanno numerose abilità.

Ciò che spinge a credere in quest’idea è semplicemente la possibilità, che tantissime persone hanno, di aprire gli occhi e di non dover quotidianamente combattere contro la morte: questa battaglia, infatti, è quella che sempre mette a dura prova i “Dispari”: e allora, dunque, perché si può prendere in considerazione la parola petaloso, ma non Disparo?

I lavori di Antonio, in arte Disparo (ora lo possiamo dire), sono esposti alle varie mostre organizzate dalla sua famiglia in seguito alla morte che lo ha strappato da questo mondo circa 2 anni fa.

Basti pensare alla mostra progettata al Liceo di San Leucio nel mese di dicembre 2017, proseguendo con aprile 2018 quando il 7 e l’8 sono stati presentati i suoi disegni al teatro Jovinelli di Caiazzo. Il 30 settembre 2018, invece, al Belvedere di San Leucio. Appartiene, infine, al nuovo anno l’evento del 19 gennaio al teatro S.S Rosario di Afragola.

Sono queste tutte circostanze in cui è possibile conoscere ciò a cui si è dedicato Antonio nei suoi lunghi e densi 18 anni di vita.