Il 26 febbraio del 2015 i pubblici ministeri Carlo Fucci e Valentino Battiloro depositarono un atto con il quale chiedevano l’arresto ed il conseguente sequestro di beni e conti correnti nei confronti di: Luigi Tommasimo,(sindaco); Noemi Spagna Musso, (segretario generale del comune); Luca Sciarretta, Francesco Gagliardo, Lorenzo Di Iorio, Italo Calenzo, Enzo Fasulo, Mariella Grella, (tutti consiglieri comunali e assessori); Anna Gallinaro, (capo settore entrate e patrimonio); Antonietta Politella, (capo settore finanza ed economato); Umberto Valletta, (capo affari generali e segreteria); nonché nei confronti di Pasquale Gagliardo e Gerardo Gagliardo,quali offerenti tutti accusati di turbativa d’asta, falsità ideologica con dolo. Un reato gravissimo, specie per i pubblici ufficiali.
Nel dettaglio delle accuse, infarcite dalle fumose informative poliziesche pregne di falsità, ipotesi e contorsioni mentali – di cui, come è noto – sono affetti molti investigatori e pubblici ministeri, speranzosi solo all’effetto Barnum – si chiariva il ruolo dei diversi componenti della “banda”: sindaco, assessori, consiglieri, funzionari e imprenditori, ridotti per “manu poliziesca”, ad una cricca di malfattori, estorsori, truffatori, falsari; un’associazione a delinquere della più bassa risma, gettando così nel fango, nella putredine e nel disonore uomini onesti e professionisti stimati.
Ma le accuse parlavano chiaro: turbavano la gara indetta dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – nell’ambito della procedura espropriativa immobiliare creditore Mediocredito Lombardo S.p.A. e il debitore SILPA “Società Italiana Lavorazioni produzioni agricole s.r.l.” – avente ad oggetto la vendita dell’immobile “Cinema Corso” sito in Sessa Aurunca al corso Lucilio n. 133, di proprietà della garante S.E.S. (Società Esercizio Spettacoli) amministrata da Francesco Gagliardo (amministratore fino al 1996 anche della SILPA nonché socio di maggioranza della medesima società) e interamente partecipata dalla aurunca hotel s.r.l., amministrata da Pasquale Gagliardo, socio di maggioranza della medesima società.
In particolare il 27 marzo del 2014 il Tommasino e lo Sciarretta, su impulso di Francesco Gagliardo, si incontravano con Pasquale Gagliardo per comunicare la reciproca partecipazione alla gara e per concordare le modalità con cui avrebbero determinato un fraudolento innalzamento del prezzo di aggiudicazione del bene immobile, ovvero stabilivano che i primi, per conto del comune, avrebbero offerto già alla vendita senza incanto – con base d’asta fissata a 145.706,00 euro – 270.000,00 euro mentre il Francesco Gagliardo, servendosi del figlio come prestanome, avrebbe offerto 146.000,00 per poi ritirarsi dalla successiva vendita con incanto.
Il Gip, Marcello De Chiara , però, il 10 giugno del 2015, smontando letteralmente la fantomatica accusa della Procura sulla richiesta degli arresti la rigettava motivandola con serie argomentazioni.
I pubblici ministeri si accanivano, difendendo le proprie tesi… tutte supportate dall’aria fritta e ricorsero al Tribunale del Riesame. Si arrivava così all’ottobre del 2015 allorquando la 12° Sez. di Napoli prendeva in esame la questione e sentenziava che “il provvedimento impugnato appare pertanto esente da censure e va confermato”.
Analoga decisione in Appello e Cassazione. Giungiamo così all’epilogo, al giugno 2019 allorquando l’avvocato Gerardo Marrocco in difesa di Pasquale e Gerardo Gagliardo depositava una memoria che sarà determinante ai fini della assoluzione completa degli imputati. “Alla luce delle considerazioni in punto di fatto ed in punto di diritto suesposte, questo difensore chiede alla S. V. di voler mandare assolti gli imputati dai reati loro ascritti perché il fatto non sussiste”. E così è stato sentenziato.
Si tratta di una vicenda che definire kafkiana è veramente riduttivo e mentre il “lieto fine”- risarcisce parzialmente coloro i quali avendo usufruito del processo abbreviato (Pasquale e Gerardo Gagliardo) hanno ottenuto una sentenza perchè “il fatto che non sussiste” – resta l’amaro in bocca per tutti coloro i quali – con il processo ordinario – si sono visti assolti “per non luogo a procedere”, il che significa che i giudici non sono entrati nel merito e rimane il dubbio sulla loro partecipazione ai reati contestati. E prevale l’amletico dubbio: né colpevoli né innocenti! Una giustizia denegata, per molti.
Nel processo erano impegnati oltre a Gerardo Marrocco, per i Gagliardo e Angelo Librace per la Politella gli avvocati: Alfonso Quarto, Alberto Tortolano, Antonio Tommasino e Gianluca Di Matteo.