Teatro di Corte

Dalla lettura dei documenti d’epoca si evince che il progetto originario di Luigi Vanvitelli prevedeva la costruzione di un grande Teatro pubblico all’interno del Parco, che fosse direttamente collegato alla Reggia. Re Carlo però era fortemente convinto che il teatro dovesse essere collocato all’interno nel palazzo, all’incrocio tra la facciata occidentale della Reggia ed uno dei bracci mediani, e così Vanvitelli dovette assecondare il sovrano e costruire il Teatro di Corte lì dove si trova tuttora.

La struttura, che ad un primo impatto visivo ricorda fortemente il grande Teatro San Carlo di Napoli (anch’esso voluto dal Re), presenta una forma a ferro di cavallo con 41 palchi disposti su cinque ordini, l’ultimo dei quali si trova proprio sotto la volta. La platea è invece alla quota più bassa, a un livello leggermente sottostante rispetto al palcoscenico.

La volta, decorata da maschere, trofei e putti realizzati da Gaetano Magri, è sostenuta da dodici colonne di alabastro, in stile corinzio, che poggiano su pietra rosa.

L’affresco che abbellisce la volta raffigura l’allegoria di Apollo-Ferdinando IV che calpesta il Pitone-Vizio, dovuta a Crescenzo Gamba. Un’altra peculiarità è data, invece, dal portone, posto a livello del Parco, che chiudendo il fondo del palcoscenico può essere all’occorrenza sfruttato come un suggestivo panorama naturale.

Il teatro venne inaugurato dalla coppia reale – Ferdinando IV e Maria Carolina – in occasione del Carnevale del 1769, quando Luigi Vanvitelli era ancora vivo. E l’unico ambiente infatti che l’architetto sia riuscito a completare definitivamente prima di morire. Rilevante è la raccolta di libretti d’opera, oggi conservati nella Biblioteca Palatina: una ampia collezione che dimostra sia la grande passione dei reali per il Teatro di Corte (all’interno del quale venivano riproposti gli spettacoli in programma al San Carlo) sia il loro amore per la musica.