Un’intensa Daniela Quaranta narra la metamorfosi come via di salvezza

Un intensa Daniela Quaranta narra la metamorfosi come via di salvezza
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“Apollo, non appena vide la ninfa Dafne, figlia del dio-fiume Peneo, se ne innamorò. Tuttavia, se già prima la fanciulla aveva rifiutato l’amore, essendo stata colpita dalla freccia di Cupido, quando vide il dio, cominciò a fuggire. Apollo iniziò allora ad inseguirla, finché  la ninfa, ormai sfinita, non giunse presso il fiume Peneo, e chiese al padre di aiutarla facendo dissolvere la sua forma. Dafne si trasformò così in albero d’alloro prima che Apollo riuscisse ad averla.”

Ispirandosi a questo racconto mitologico narrato da Ovidio, Daniela Quaranta al Teatro Civico 14 ripercorre alcuni momenti della vita di una giovane donna, Mariù, attraverso frammenti di memoria che sottolineano il suo asservimento inconscio alla figura maschile. Il contrasto interiore e la sofferenza, mista a rassegnazione, la porterà a ribellarsi a questo status quo attraverso una simbolica metamorfosi che la porterà alla salvezza.

L’attrice, che è anche autrice del monologo, riesce a trasmettere in modo incisivo le emozioni e il conflitto interiore che perseguita Mariù fin dall’infanzia, passando per l’adolescenza, per giungere in età adulta ad accettare una relazione di comodo, che poi avrà il coraggio di troncare.

Daniela Quaranta è padrona della scena nonostante la complessità della trama narrativa. Una recitazione intensa ed empatica, a tratti essenziale. Se è vero che la bravura di un attore si misura nei monologhi, l’attrice casertana ha  superato la prova a pieni voti.

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