Vinicio Capossela con la sua Leitourghia lascia sbigottito il pubblico del Settembre al Borgo. Contestazioni di coloro che sono rimasti fuori

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Casertavecchia – Ieri sera al Teatro della Torre di Casertavecchia è andato in scena uno spettacolo insolito e per alcuni versi angosciante. L’istrionico menestrello Vinicio Capossela, acclamato dalla critica come miglior cantautore italiano della sua generazione, ha stupito il pubblico presente con il suo progetto Leitourghia.

Accompagnato dalla sua band formata da Peppe Frana (liuti),  Giovannangelo de Gennaro (viella, aulofoni e voce), Peppe Leone (tamburi a cornice e percussioni), Raffaele Tiseo (violino, violoncello da braccio, viola d’amore), Glauco Zuppiroli (contrabbasso) e con la partecipazione straordinaria del Coro dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso e Monte dei Morti di Sessa Aurunca, ha proposto agli spettatori uno spettacolo articolato su un insieme di liturgie. La liturgia è il complesso delle cerimonie di culto nella sua interezza, così come è sinonimo dei singoli riti apparecchiati. Ed è un uso che si può estendere ad ogni culto.

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Vinicio Capossela è un onnivoro gourmet della canzone. Rabdomante senza requie – secondo la sua stessa definizione – insegue insaziabilmente suoni, storie, culture e personaggi di ogni epoca, riuscendo sempre a fagocitarne l’essenza, l’odore, il fascino, attraverso una sorta di bizzarra sospensione del tempo e dell’incredulità. Conte e Waits, i languori latinoamericani e la polvere dei Balcani, le polke e i rebetici, Louis Prima e il jazz, Weill e le feste paesane: tutto convive e si trasfigura per incanto in un canzoniere straripante e universale, eppure sempre inconfondibile, grazie anche alla qualità letteraria dei suoi geniali testi, che gli ha consentito di avviare una fortunata carriera parallela di scrittore.” (Claudio Fabretti, ondarock.it)

Nonostante la popolarità abbia preceduto l’artista, ieri sera all’ombra della Torre di Casertavecchia non tutti hanno saputo apprezzare il senso del sottile linguaggio poetico di Capossela. Già dopo la prima mezzora di spettacolo, alcuni spettatori hanno iniziato a commentare la lugubre rappresentazione, che verteva inesorabilmente quasi sempre sul tema della morte: i più superstiziosi hanno pensato bene di assistere allo spettacolo toccandosi i gioielli di famiglia. Alcuni, per ingannare il tempo, per buona parte della serata si sono dilettati a chattare o a whatsappare nell’attesa della fine della liturgia.

L’unico applauso veramente sincero c’è stato quando nel cielo, in corrispondenza del palco, ha fatto la sua romantica esibizione una stella cadente. Quasi ad esorcizzare la tetra atmosfera che si stava creando al Teatro della Torre.

Come era prevedibile, essendo uno spettacolo gratuito e senza biglietto, ci sono state delle contestazioni. Quando si sono esauriti i posti a sedere e dopo che sono stati fatti entrare anche parecchi spettatori rimasti all’impiedi, è stato chiuso il portone di accesso alla platea, lasciando fuori numerosi spettatori. Questi ritardatari, non accettando di dover rinunciare allo spettacolo, hanno iniziato a bussare e a gridare “fateci entrare”, disturbando il concerto in corso. La protesta è proseguita per almeno una mezzora senza che nessuno prendesse provvedimenti. Uno degli addetti alla sicurezza ci ha confidato che i carabinieri erano stati subito avvertiti di intervenire ma questi, presenti di pattuglia nella parte bassa del borgo, se la sono presa comoda, prima di affrontare la ripida salita che li separava dalla Torre.

Comunque, secondo il nostro modesto parere, onde prevenire questi spiacevoli ed incresciosi episodi, sarebbe bastato istituire un biglietto simbolico di pochi euro; esauriti i tagliandi disponibili nessuno si sarebbe sentito in diritto di accedere allo spettacolo. Ma si sa, a Caserta le cose semplici sono difficili da realizzare